“Fra i disastri  ambientali che hanno caratterizzato questa sfortunata estate, abbiamo rischiato di doverne annoverare un altro, proprio a Ravenna. L’ incidente occorso ieri, 4 settembre, sulla via Faentina fra Fornace Zarattini e San Michele, sull’ entità e la dinamica del quale – al momento in cui componiamo questa nota – non vi è ancora completa chiarezza,  dice ancora una volta che l’ utilizzo delle fonti energetiche fossili non può che essere all’ origine di pericoli e di danno.

Il fatto che si sia dovuto fermare il traffico, si siano dovute evacuare delle persone, e si sia stati a un passo dal dover bloccare il casello autostradale suggerisce che non si è trattato propriamente di un piccolo inconveniente. Verosimilmente la stessa sicurezza  dei lavoratori sul posto è stata messa fortemente a rischio.

Inoltre,  ancora una volta si è dato un ulteriore contributo in peggio alla (non certo buona) qualità dell’ aria ravennate e alla crisi climatica, dato che le emissioni di metano in atmosfera – come ormai si ripete da anni – possiedono una potenza climalterante molto maggiore della stessa anidride carbonica.

 Mentre si procede al taglio delle risorse economiche che potrebbero indirizzarsi verso la giusta transizione ecologica, si continua a finanziare lautamente il mondo del fossile, e ci si guarda bene dal  prendere il provvedimento che il puro buon senso suggerirebbe:  la decretazione di una moratoria sui nuovi progetti dedicati alle fonti fossili, per dare tempo e investimenti al decollo delle rinnovabili.

Il consumo di gas in Italia nel corso degli ultimi anni è andato costantemente diminuendo, le riserve sono sempre state lontane dall’ esaurirsi, abbiamo esportato gas come non mai, e i profitti del mondo oil&gas sono aumentati consistentemente. E’ facile capire quali siano gli interessi in gioco in questa corsa forsennata a rendere sempre più fitto il reticolo di strutture metaniere: non certo quelli delle popolazioni, della salute e della sicurezza , non certo quelli dell’ ambiente.

Così, a Ravenna, da qualche mese, i cantieri dei lavori propedeutici all’ arrivo del rigassificatore BW Singapore  (che vedremo spuntare  all’ orizzonte fra pochi mesi), non solo stanno caratterizzando il nuovo “panorama urbano”, ma già ora stanno percettibilmente mettendo a rischio la cittadinanza in numerosi punti del territorio., nei luoghi strategici del lunghissimo  gasdotto  che collegherà l’ enorme nave metaniera alla rete nazionale  del gas. In tutto, oltre quaranta chilometri di tubi, con strutture accessorie annesse.  Va per altro ricordato che tutto ciò non darà nessun contributo all’ economia delle famiglie, dal momento che la filiera del gas naturale liquefatto è costosissima e non avvicina per nulla quell’ autonomia energetica tanto sbandierata.

Purtroppo una parte della cittadinanza ravennate ancora non si pone troppe domande e accetta passivamente la situazione.  Ma evenienze come quella del  4 settembre devono far prendere coscienza del fatto che ci stiamo preparando ogni giorno a vivere su una specie di bomba a orologeria.

Mentre in diversi luoghi del mondo si cerca di agire per lo stop alle fonti fossili (ricordiamo per esempio che in Ecuador, poche settimane  fa, in un referendum la grande maggioranza della popolazione ha ingiunto di fermare trivellazioni e politiche estrattive), e anche in Italia alcune istituzioni del territorio si schierano a fianco delle mobilitazioni per l’ambiente e la salute, qui da noi le aziende dell’ estrattivismo continuano a dettare indisturbate l’ agenda politica, con i  poteri locali che stanno stendendo loro il tappeto rosso.

Le aziende e le competenze che si occupano dell’ energia devono essere trasferite dall’ ambito del profitto a quello dei beni comuni, e deve essere varato al più presto il grande piano per una produzione energetica decentrata, diffusa, controllata democraticamente e governata dal basso, basata sul passaggio (graduale ma deciso e irreversibile) al sistema delle rinnovabili, e in particolare delle comunità energetiche, rinnovabili e solidali. In questo senso la moratoria sui nuovi investimenti e i nuovi progetti è un primo passo indispensabile. Il modo migliore di utilizzare petrolio carbone e gas è lasciarli il più possibile dove stanno, nelle viscere della terra.

BISOGNA   INVERTIRE   LA   ROTTA   E  INIZIARE   A  COSTRUIRE   IL   FUTURO   SENZA FOSSILI”

 

Coordinamento ravennate “Per il Clima – Fuori dal Fossile”