“La politica, una volta fondata sulle nobili basi costituenti e sulla rappresentanza dei cittadini, sembra oramai essere scivolata in un abisso di promesse vane e opportunismo elettorale, incentrata esclusivamente a screditare gli avversari.

Non resta oramai che un ricordo il significato della parola ‘politica’, dal greco antico politikḗ la quale etimo racchiudeva specificatamente ‘la sfera pubblica e comune’; in un contesto in cui la fiducia nei confronti delle istituzioni è già messa a dura prova, la ‘cattiva’ politica sembra aver abbandonato la sua missione di servire l’interesse pubblico.

Il fenomeno delle promesse elettorali non mantenute è diventato un tratto distintivo di molte campagne elettorali, i politici, anziché concentrarsi sulle necessità reali della società, spesso si impegnano in dichiarazioni accattivanti e promesse allettanti per guadagnare consensi senza un vero intento di attuarle una volta eletti, unico scopo: la famigerata poltrona.

La mancanza di responsabilità nella gestione delle promesse elettorali contribuisce al disincanto dei cittadini che si sentono traditi e disillusi quando le parole dei politici non si traducono in azioni concrete; solo se si tornasse a promuovere una cultura politica basata sull’integrità e sull’attenzione ai bisogni reali della società, potremmo sperare di invertire la tendenza delle promesse vane e ristabilire la fiducia tra i cittadini e coloro che sono chiamati a servirli.

Questa é la lunga riflessione che mi ha portato ad abbandonare ‘Lista per Ravenna’ e ‘Noi Moderati’, anche pur rimanendo determinato a contribuire al bene della società in modi diversi.

Sui quotidiani e tg della settimana ‘l’addio dell’Italia alla via della seta’, ostentata dai nostri amministratori come la panacea per la valorizzazione del nostro porto. Ricordo bene quando, nel 2020, come lista per Ravenna, avevamo fatto notare l’utopia di quanto dichiarato, evidenziando che ‘…la R.P. Cinese, che ha già investito 12 miliardi di euro, stia virando dall’Italia sull’altra sponda dell’Adriatico, riducendosi così a Via dei Balcani. In effetti, i cinesi puntano ad assicurarsi la maxi-concessione del porto di Rijeka (l’ex italiana Fiume), con tanti saluti ai sogni di gloria di Ravenna, rimasta a contendersi con Venezia e Trieste le piccole fette di mercato del sud est mediterraneo e del medio-oriente.’

Purtroppo, il nostro porto ha necessità di altre azioni e invito i politici e gli amministratori, a prestare più attenzione alle necessità del ‘popolo del porto’, non solo spedizionieri e agenti marittimi, ma di tutti coloro che ne sono parte integrante: trasportatori, piloti, ormeggiatori, periti, gruppi di facchinaggio esterni alla compagnia portuale ecc.

Recentemente è stato siglato l’accordo per la vendita della maggioranza ( 70% ) del gruppo Setramar ad una finanziaria americana; dalle prime avvisaglie, come lista per Ravenna, avevamo dato parere negativo a tutto ciò in quanto il gruppo sarebbe dovuto rimanere tra i ravennati e non nelle mani di una finanziaria che comprenderà molto di introiti ma ben poco di porto.

Ricordiamo che il settore portuale gioca un ruolo cruciale nella facilitazione del commercio globale, e aumentare il traffico di merci nel nostro porto è di interesse strategico per molte economie territoriali/nazionali, a Ravenna abbiamo mezzi e spazi per dare una svolta al nostro porto che si è letteralmente arenato sui prodotti delle ceramiche.

Investire nell’ottimizzazione operativa, nella tecnologia e nelle pratiche sostenibili può contribuire significativamente ad aumentare il traffico di merci nel porto, inserendoli come elementi cruciali nella rete globale di scambi commerciali.

Demandare a nuovi istituti come ITS le nuove idee senza interpellare i professionisti che operano già da molti anni all’interno del nostro porto, non può che essere un altro fallimento che rispecchia l’andamento dell’attuale politica che non ascolta il popolo.”

Maurizio Marendon