Continuano a rincorrersi i ricordi di Saturno “Nino” Carnoli da parte di amici e conoscenti. Una scomparsa improvvisa che per tutti lascerà un vuoto enorme a Ravenna.

“Nino è stato un grande protagonista delle vicende ravennati fin dal 1968, quando da studente cominciò quelle attività di stimolo e ricerca socio-culturale che rimarranno al centro della sua poliedrica operosità, riuscendo a trasmettere questa energia anche ai tanti allievi creativi della comunicazione che ha formato grazie al suo impegno di insegnante presso il Centro Albe Steiner di Ravenna fra gli anni ‘70 e ‘90” commenta Massimo Manzoli, capogruppo in consiglio comunale per Ravenna in Comune.

“Sono innumerevoli le tracce lasciate da Nino sul nostro territorio, sempre nel segno dell’innovazione e della ricerca più appassionata. Era capace di muoversi fra le più alte vette artistiche, spaziando dai mosaici antichi alle forme d’arte contemporanea, mentre allo stesso tempo rimaneva un prezioso valorizzatore delle più umili professioni della nostra tradizione, che riusciva ad esaltare nella loro semplicità. È stato anche un impagabile riscopritore di alcuni aspetti meno noti della storia ravennate. Era in tutti i sensi un figlio di Ravenna e oggi questa città ha perso uno dei suoi fanciulli più cari. Ravenna in Comune si stringe in un forte abbraccio con la famiglia.”

Il vicesindaco Eugenio Fusignani, segretario provinciale del Partito Repubblicano, descrive invece Carnoli come “una personalità di spicco nel panorama culturale ravennate. Insegnante appassionato, difficile non ricordare il suo impegno per il mosaico e per l’opera di Signorini in primo luogo. In questi ultimi anni abbiamo lavorato molto insieme e insieme abbiamo organizzato il ricordo del giovane partigiano Repubblicano Marino Pascoli, nel 70° del suo assassinio avvenuto il 4 gennaio 1948 a seguito delle sue posizioni critiche nei confronti di quelli che denunciava come “partigianato”. Con Saturno non scompare solo un intellettuale eclettico ma una risorsa che avrebbe contribuito da par suo a sostenere le celebrazioni del VII centenario Dantesco. La sua morte apre una profonda ferita nella cultura ravennate, perché con lui viene a mancare un intellettuale fuori dagli schemi, disorganico e difficilmente inquadrabile. Una voce fuori dal coro che ha fatto bene a Ravenna e che avrebbe continuato ancora farlo”.