Il centro per il recupero e la cura degli animali feriti rischia di chiudere: l’appello dei volontari

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Il centro di recupero provinciale per animali selvatici rischia di chiudere. La fauna selvatica ferita o in via di guarigione rischia di non avere più un rifugio a Ravenna. Un rifugio che funge da punto di riferimento anche al di fuori della provincia, da Ferrara fino a Rimini, attualmente gestito dall’associazione Amici degli Animali, formata in gran parte da vigili del fuoco in pensione. Sono loro, ad esempio, i volontari che hanno accuditi i volatili avvelenati dal botulino nella Valle della Canna. A novembre scadrà la concessione per l’utilizzo dell’area a Ca’ Ponticelle, ma un progetto da parte delle istituzioni per continuare a portare avanti l’attività sembra non esistere. La fauna selvatica sarebbe di pertinenza regionale, ma l’attività dei volontari ha una forte ripercussione sulla vita comunale. Troppo piccolo inoltre lo spazio a disposizione a Ca’ Ponticelle, in rapporto al numero degli animali soccorsi, feriti o in difficoltà, e accuditi dopo le cure veterinarie, in attesa di essere rimessi in libertà. 

L’associazione si sarebbe aggiudicata un terreno di 25 ettari a Ca’ Giansanti, a Fosso Ghiaia, dove si potrebbe intervenire anche sul problema dei daini, ma mancano le autorizzazioni per iniziare la nuova attività. L’alternativa potrebbe essere imitare la scelta di Forlì, riqualificare l’ex campo nomadi, ma i costi sono proibitivi. Il problema ormai si trascina da anni, ma senza soluzione. Gli Amici degli Animali hanno iniziato a operare nel 2007, recuperando cani. Dal 2012 si occupano anche di fauna selvatica, svolgendo un ruolo utile inoltre per monitorare la diffusione delle malattie come West Nile o influenza suina. Sono oltre 25 mila le ore di volontariato portate avanti dai 12 volontari, per 2500-3000 interventi all’anno.