“Valle Mandriole (conosciuta come Valle della Canna), fa parte del comprensorio ravennate che rappresenta un’oasi naturalistica e paesaggistica riconosciuta a livello internazionale e tramite l’inclusione nelle Rete Natura 2000, è un Sito di Importanza Comunitaria e Zona di protezione Speciale (SIC/ZPS IT4070001), ricompresa nel perimetro del Parco regionale del Delta del Po Emilia-Romagna (in zona B di protezione generale) e nella Zona Paesistica tra Candiano e Fiume Reno, area altresì tutelata dalla Convenzione di Ramsar. La zona è costantemente minacciata ed il catastrofico caso in atto di moria di massa dell’avifauna rappresenta l’esito scontato ed inevitabile di sottovalutazioni, inadempienza e di misure solo sporadiche ed emergenziali, quanto da scelte gestionali del tutto discutibili.”

Secondo Legambiente Ravenna, dopo i troppi anni di inadempienze sulla corretta gestione dei chiari di Valle della Canna eccoci arrivati a misure puramente emergenziali per tamponare, se è possibile, il Disastro Ambientale in atto.

“Le responsabilità sono gravissime ed anche evidenti e dopo questa catastrofe, ma anche nel suo svolgimento, non è possibile continuare a procedere solamente attraverso obbligate azioni per il superamento di situazioni emergenziali acute.” – sottolinea.

Le associazioni ambientaliste hanno infatti da tempo denunciato l’ estrema carenza della gestione idraulica e di mantenimento nella Valle della Canna di un minimo vitale necessario a contrastare l’anossia e il ristagno: condizioni favorenti la proliferazione del batterio del botulino, minaccia mortale per l’avifauna. Dal 2011 ad oggi il livello di Valle Mandriole è stato abbassato da valori annuali di circa + 70 cm slmm a valori di circa 25 cm.

L’incuria prolungata ad oggi sta comportando una vistosa evoluzione nell’assetto vegetazionale della Valle, che aveva già visto diversi stadi nei decenni scorsi. Ad una iniziale dominanza dei tifeti degli anni ’70 sino alla fine del secolo scorso, è seguito un vistoso impoverimento. Ma dopo il 2011 l’evoluzione sta accelerando ed in particolare stanno aumentando le presenze arboree nei punti più elevati, salici e pioppi bianchi, accompagnate anche dai banali ruderali rovi e sambuchi, mentre nelle bassure si susseguono specie aliene invasive (zigolo nordamericano e porracchia sudamericana). Quest’ultima specie, per i botanici Ludwigia peploides montevidensis, nota in letteratura scientifica tra le più invadenti e combattute pesti d’acqua a livello mondiale, sta espandendosi rapidamente nella Valle della Canna, fenomeno evidente e conosciuto.

Evidentemente il nuovo livello idrico sta favorendo questa specie, così come sta favorendo la presenza di fenicotteri ed oche selvatiche: sono precisi segnali di un mutamento ecosistemico, che coinvolge ovviamente anche flora e fauna, a dispetto dell’impegno formale alla conservazione della biodiversità, sancito dalla inclusione nella rete Natura 2000 della Comunità Europea, come SIC e ZPS. La specie del genere Ludwigia producono densi tappeti di vegetazione aggallata, un perfetto ambiente protettivo per zanzare; questo aumenta l’incidenza del virus West Nile e di altre malattie comunemente diffuse dalle zanzare. Questa specie provoca anche seri danni alle attività umane quale anche la navigazione. La crescita rapida ed incontrollata della primula d’acqua sovrasta la vegetazione autoctona e danneggia le reti di irrigazione e drenaggio dei corpi d’acqua. I pesci possono incontrare seri problemi a muoversi nei fitti popolamenti di Ludwigia, che oltretutto influenzano gli habitat degli animali di superficie come gli uccelli. Essa ospita popolamenti di culicidi (zanzare), possibili portatori del virus West Nile (nei tegumenti delle pupe di culicidi prolifera il batterio del botulino, come si sa e si vede minaccia mortale per l’avifauna).

“Tutto questo per sottolineare come non sia più possibile continuare a procedere solamente attraverso obbligate azioni temporanee per il superamento di una condizione emergenziale”. – denuncia Legambiente.

“Non basta più ricolmare i chiari solamente quando in stress idrico, ma sono necessarie programmazioni ed investimenti tali da garantirne un livello minimo vitale (il doppio rispetto a soli 2 anni fa) a tutela della salute dell’ecosistema. Una programmazione che è importante tenga conto degli effetti del Cambiamento Climatico e delle future esigenze idriche dell’area. “

Secondo l’associazione, dopo l’intervento da parte del Comune ed Enti preposti nel ripristinare l’apporto idrico, si ragioni su di interventi progettuali a lungo termine riconoscendo una priorità di azioni a tutela del nostro importante patrimonio naturale.

“Infine, curiosa è la vetrina di esaltazione sulla partecipazione dei soli cacciatori che chiedono dove sono finiti gli ambientalisti e si autoproclamano i veri salvatori dell’ambiente e rivendicano anche la gestione di queste aree.”

Intanto sono state coinvolte le sole Associazioni venatorie e nessuno si è sognato di coinvolgere la Associazioni ambientaliste che già svolgono migliaia di ore di volontariato per gli Enti Pubblici interessati. Solo dopo che se ne è richiesto il motivo improvvisamente l’amnesia è venuta meno e si è convocato un “Urgente Tavolo coordinamento Valle della Canna” per mercoledì 9 ottobre p.v. che invita ed include anche i mai interpellati (fra cui gli ambientalisti e la Polizia provinciale).

“Forse sarebbe meglio che al mettersi in vetrina con queste presunte passioni, si comprendesse la necessità di tutelare il sito in quanto ecosistema di grande valore e non per seconde mire.” – sottolinea l’associazione.

Infine, grandi interrogativi sono posti anche sulle operazioni di recupero, al di là dell’encomiabile impegno dei volontari attualmente impegnati, sulla correttezza delle operazioni di recupero della avifauna morta e di quella sopravvissuta.

“Quale è il numero attuale dei recuperati ? Quanti ancora vivi e quanti morti ? I vivi sono stati regolarmente registrati? Quali specie sono state interessate? È’ stato fatto un censimento di tutti gli animali recuperati diviso per specie e genere? Si sono trovati uccelli particolarmente protetti o protetti fra i deceduti (uccelli che sono certamente presenti nella Valle della canna)? Se non è stato fatto, perché si è già provveduto a portarli all’inceneritore?”- conclude.