Con una nota sul proprio profilo Facebook, Cestha, il Centro sperimentale per la tutela degli habitat, smentisce eventuali collegamenti fra il rigassificatore e lo stato di salute della tartaruga trovata in difficoltà al largo di Punta Marina. A segnalare l’episodio era stata Italia Nostra Ravenna. L’associazione aveva avanzato l’ipotesi che la debilitazione dell’animale potesse essere collegata all’attività del rigassificatore, in particolare del rilascio dell’acqua utilizzata dall’impianto per la lavorazione.
Con la propria nota, Cestha smentisce di fatto quest’ipotesi, sostenendo che, ad oggi, non esistono prove scientifiche che possano collegare i due eventi:
“Come molti sanno, la caratteristica di CESTHA è quella di basare ogni attività e dichiarazione su competenze certificate nel mondo della ricerca scientifica e sull’uso rigoroso del metodo scientifico.
Il comunicato stampa apparso nei giorni scorsi ci trova in disaccordo, poiché propone un collegamento diretto causa-effetto tra due eventi senza che vi siano prove oggettive.
La scienza arriva alle conclusioni solo attraverso raccolta di dati, misurazioni oggettive e replicabili, e revisione tra pari. Ad oggi, su questo specifico argomento, non risultano pubblicazioni scientifiche che confermino la tesi proposta nell’articolo”.
Il centro prende in considerazione anche il numero delle attività di recupero di tartarughe di quest’anno e negli anni scorsi, evidenziando come da tempo ormai il fenomeno degli spiaggiamenti sui nostri lidi sia in corso e sia aumentato. “I casi di spiaggiamento di tartarughe registrati quest’anno lungo l’Adriatico spaziano dalla Laguna Veneta fino alle Marche, rendendo improbabile – anche solo a livello teorico – un collegamento diretto con il rigassificatore di Ravenna. L’episodio di Punta Marina rappresenta il 18º caso del 2025 tra Veneto ed Emilia-Romagna, areale di competenza di CESTHA , altrettanti nei territori non gestiti dal nostro ente e tutti riferibili alla casistica della Debilitated Turtle Syndrome (DTS): una condizione osservata in diverse parti del mondo, caratterizzata da estrema debolezza, perdita di peso e ridotta capacità di alimentarsi. Le cause precise sono tuttora sconosciute e possono includere fattori ambientali, nutrizionali e infettivi. Una nota: la DTS è stata documentata anche in zone prive di rigassificatori o attività industriali analoghe.
Già nel 2021 il nostro centro registrò 14 casi simili nello stesso tratto di mare, in un periodo in cui il rigassificatore non esisteva nemmeno e lo stesso fenomeno accadde tra Slovenia e Croazia”.
Il centro ha voluto diffondere la nota, poiché, dopo il ritrovamento di Punta Marina, si era diffusa una certa preoccupazione riguardante il nido di tartarughe trovato nelle scorse settimane nel tratto di spiaggia del bagno Susanna, sempre a Punta Marina: “Allo stato attuale delle conoscenze e dei dati disponibili, non esiste un pericolo oggettivo per le future nascite del nido di Punta Marina se non quelli naturali e fisiologici della vita selvatica”.