Chiunque entri ora al MAR, Museo d’Arte di Ravenna, trova sgombrato il piano terra, a cui restano solo le pareti bianche. Vuoto e buio è il corridoio, illuminato appena il bookshop, da cui, prima dell’attuale lockdown imposto ai musei, si accedeva alla mostra del grande fotografo ravennate Paolo Roversi. Non si ha notizia, neppure tra gli operatori del settore, di dove sia stata portata la pregevole collezione permanente dei mosaici moderni e contemporanei ad ingresso gratuito, ivi allestita.

Risale al 1959 la mostra dei cosiddetti “mosaici moderni”, che, realizzata da Giuseppe Bovini con la collaborazione di Giulio Carlo Argan, raccolse opere dei 20 importanti pittori italiani e stranieri prescelti (Guttuso, Gentilini, Vedova, Chagall, Moreni, ecc.), tradotti in mosaico dai più noti mosaicisti di allora (Cicognani, Musiani, Papa, Rocchi, Signorini). Solamente Mathieu realizzò interamente da sé il proprio “Omaggio ad Odoacre”, senza cartone. Al piano terra del MAR erano esposti anche altri mosaici, acquisiti in tempi successivi con modi diversi, di artisti famosi quali Paladino, Bravura, Michelangelo Antonioni, Villa. Tra questi, il grande pittore polacco Balthus, il quale venne poi nel 1995 a Ravenna – segno dell’importanza che aveva raggiunto questa collezione – per firmare il mosaico che artisti ravennati avevano tradotto, grazie al contributo di Cristina e Riccardo Muti e di Pietro e Marilena Barilla, dal suo celebre dipinto “La stanza turca”.

La mostra proseguiva, sempre a piano terra, coi “mosaici contemporanei”, composta, per iniziativa dell’allora direttore del museo prof. Claudio Spadoni, con le opere offertegli gratuitamente da diversi artisti di fama internazionale, come Adami, la Fioroni, Ontani, Violetta, Gilardi, Sartelli, Carmi, ecc., la gran parte dei quali, pittori e scultori, non si erano mai cimentati nell’arte musiva. Completavano questa sezione i lavori che quasi tutti i mosaicisti ravennati viventi hanno donato al MAR. L’allestimento, ora smantellato, della mostra era esso stesso di grande pregio, anche architettonico. Costato circa 200 mila euro, era stato compiuto nel 2014-2015, curato da Linda Kniffitz, su progetto finanziato dall’Unione Europea a seguito di una selezione internazionale. Per chi entrava nel MAR, la mostra era un bel biglietto da visita della città italiana capitale indiscussa del mosaico. Ravenna, unica con una Accademia di Belle Arti che rilascia la specializzazione nel mosaico, offriva agli studenti, per i loro studi, una mostra di mosaici moderni e contemporanei irripetibile e prestigiosa.

I “mosaici moderni” del 1959, di proprietà del Rotary, della Camera di commercio e della Provincia, sono stati concessi in deposito al MAR alla condizione di non essere spostati, data la loro fragilità. Alcuni, come quello di Mathieu, rischiano di perdere pezzi ad ogni spostamento, per questa ragione negati sempre in prestito ad altre mostre. Di diversi erano esposti anche i cartoni, gracili e delicati come ogni materiale cartaceo, che soffre sbalzi termici, di umidità, di luce. Queste e tutte le altre opere d’arte come sono state smontate e trasportate? Dove sono finite? Cosa se ne vuole fare? Gli enti proprietari dei “mosaici moderni” ne sanno niente?

Il Centro Internazionale  di Documentazione sul Mosaico
L’allestimento iniziale della mostra mosaici al piano terra del MAR è stato realizzato nel 2003 grazie all’iniziativa del CIDM, Centro Internazionale di Documentazione sul Mosaico, diretto da Linda Kniffitz, in accordo con le scuole d’arte ravennati, l’Associazione mosaicisti, l’Università di Bologna, la Soprintendenza, l’Istituto regionale dei Beni Culturali e molti altri enti ed istituzioni artistiche ravennati. Finanziato su un importante progetto europeo, promuoveva la ricerca e lo studio sul mosaico, valorizzandolo come testimonianza dell’antico splendore e allo stesso tempo forma artistica contemporanea. È sparito anch’esso senza nessuna spiegazione.

La biblioteca specializzata
Il MAR è stato inoltre spogliato della biblioteca specializzata, che era stata faticosamente aperta per due giorni la settimana a studenti e studiosi, stabilendo accordi per lo scambio di cataloghi e pubblicazioni con diversi altri musei, rafforzando in tal modo anche rapporti di collaborazione utili a favorire prestiti anche per le mostre.

L’interrogazione
Ce n’è quanto basta per chiedere con urgenza al sindaco di sapere:

  1. perché sono state compiute, in totale silenzio, le suddette cancellazioni di preziose dotazioni del MAR (allestimento “europeo” della mostra permanente dei mosaici; Centro Internazionale di Documentazione sul Mosaico; biblioteca specializzata aperta al pubblico);
  2. sulla base di quale eventuale sconosciuto progetto, che non sia lo smantellamento anche del già prestigioso Museo d’Arte di Ravenna, ciò sia potuto accadere.