IL BONUS – Ravenna figura tra i 29 capoluoghi di provincia per le cui attività economiche penalizzate dalla pandemia il “Decreto agosto”, emesso dal presidente del Consiglio dei Ministri venerdì scorso, riconoscerà un contributo a fondo perduto agli esercizi dei centri storici che hanno subìto nello scorso mese di giugno un crollo del fatturato di oltre la metà rispetto allo stesso mese del 2019. Il risarcimento coprirà in parte questa discrepanza, a vantaggio maggiore delle imprese di piccola e media grandezza: il 20% della differenza per chi l’anno scorso ha registrato fatturati fino 400 mila euro, il 15% tra 400 mila e un milione di euro, il 10% se oltre. Tra i 109 capoluoghi di provincia, sono stati prescelti quelli in cui le presenze annuali di turisti stranieri sono almeno il triplo dei residenti. Nel caso delle città metropolitane, quelle in cui (troppo) semplicemente le superano.

I TURISTI STRANIERI – Il provvedimento ha un senso soprattutto per i capoluoghi di provincia in cui il turismo straniero è veramente parte rilevante della loro economia, anche perché maggiormente colto e facoltoso. Vi rientra sicuramente Ravenna, per quanto la graduatoria così compilata dal governo ne mostri però l’assoluta debolezza in rapporto al proprio enorme potenziale di attrazione, anche oltre il 12° posto acquistato a pari merito perfino con La Spezia. Anche solo tenendo conto delle eccellenze assolute, Ravenna possiede infatti 8 siti patrimoni mondiali dell’Umanità (UNESCO) su 11 nell’Emilia-Romagna e 55 in Italia, superata solo da Roma. A questi si aggiungono la tomba di Dante, le pinete storiche, almeno quattro zone umide di interesse naturalistico universale, 35 chilometri di spiagge ampie e pregiate, un festival musicale (Ravenna Festival) tra i più importanti d’Europa. In proporzione a ciò, c’è meno da dire sui rapporti tra turisti stranieri e residenti che sovrastano il nostro 4,2%, anche se in misura abissale: quelli di Venezia (42,6%), di Firenze (21,5%), di Roma (7,6%, percentuale indebolita dai quasi tre milioni di abitanti) e di Milano (5,8%, trattandosi della capitale economica del paese).

FALLIMENTO – Ma com’è possibile che ci distacchino, anche crudelmente, Verbania (26%), Rimini (15,3%), Siena (11,6%), Pisa (9,9%), Como (7,2%), Verona (6,4%), Urbino (5,7%), ci pareggino Bologna e La Spezia, ci siano a ruota Bolzano (4,1%), Bergamo (3,8%), Lucca (3,7%), Matera (3,4%, miracolata Capitale europea della Cultura 2019), Padova e Agrigento (3,3%), Siracusa e Ragusa (3%)? Ce la possono raccontare con tutti gli stratagemmi, le incensazioni e gli illusionismi che vogliono, ma la risposta inequivocabile sta nel malgoverno semisecolare delle virtù storiche di cui la nostra città abbonda, al quale va peraltro politicamente addebitato anche l’isolamento dalle principali vie e modalità di trasporto e comunicazione in cui è stata tragicamente abbandonata. Bonaccini, presidente della Regione, presenziando alla presentazione del programma di Ravenna per il prossimo centenario dantesco, ha detto: “Dante 2021 sarà l’appuntamento che inserirà una volta per tutte Ravenna nel circuito delle grandi città culturali italiane”. Sarà per il prossimo centenario.