«Il decreto governativo del 24 ottobre, contenente nuove misure per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da Covid-19, ha prodotto un danno economico molto grave alle imprese e ai lavoratori dei servizi di ristorazione (bar, ristoranti, pub, pasticcerie, gelaterie, ecc.), disponendone la chiusura dalle ore 18.00. Il successivo decreto “Ristoro” è venuto incontro ai forti disagi che ne derivano erogando contributi a fondo perduto agli esercizi e prorogando al 31 gennaio la cassa integrazione per i loro dipendenti. Ma mentre per le partite IVA i rimborsi arriveranno con sufficiente sollecitudine essendo erogati dall’Agenzia delle Entrate, per i lavoratori si fa molto dura perché queste prestazioni sono in carico all’INPS. Allo stato attuale, la cassa integrazione è già in ritardo, rispetto al precedente decreto dell’8 marzo, per i mesi di luglio, agosto e settembre. 30 giorni servono ai consulenti aziendali per l’avvio della procedura, mentre all’Inps ne occorrono altri 30 per istruire la pratica e un ulteriore imprevedibile periodo per effettuarne la liquidazione. Gran parte delle famiglie interessate andrà nel frattempo in gravi difficoltà e sofferenze per potersi sostenere dignitosamente». Lo fa notare Alvaro Ancisi, capogruppo di Lista per Ravenna, avanzando la proposta all’amministrazione comunale bizantina di ripristinare gli aiuti attivati durante il periodo di lockdown:
«Sembra perciò opportuno e doveroso che il Comune di Ravenna, avendone larga disponibilità di bilancio e di cassa, ripristini il provvedimento posto in corso l’11 maggio 2020 per l’erogazione di un sostegno economico con impegno di restituzione alle persone residenti nel proprio territorio destinatarie degli ammortizzatori sociali e delle indennità disposte dal decreto “Cura Italia”, che li avrebbero ricevuti in grave ritardo.
La stortura si abbatte più largamente sui nuovi cassintegrati, ma l’amministrazione comunale potrebbe valutare se inserire nel medesimo provvedimento di anticipazione dei ristori in questione, anche gli altri suoi cittadini soggetti ai tempi di azione dell’INPS, quali i lavoratori stagionali del turismo, degli stabilimenti termali e dello spettacolo a cui è concessa l’erogazione di un’ulteriore indennità una tantum di 1.000 euro (che da casi conosciuti ci risultano essere in attesa di ricevere ancora quella precedente, disposta per il mese di giugno) e le famiglie già beneficiarie del reddito di emergenza alle quali è riconosciuta la medesima quota anche per il mese di novembre.
Si chiede pertanto al sindaco se intende agire con urgenza perché si dia corso a quanto sopra, comunque riferendone nella Conferenza dei capigruppo del Consiglio comunale, come avveniva regolarmente ogni settimana della scorsa primavera durante la prima emergenza coronavirus».