Il capogruppo di Lista per Ravenna ha presentato un’interrogazione in consiglio comunale per esporre un fatto increscioso accaduto a due giovani ravennati che hanno adottato un cane. Un cane anziano, ma in salute, o almeno così credevano i due giovani. Invece, dopo alcuni sintomi e una visita veterinaria, si è scoperto che il cane era gravemente malato, sofferente e tutte le cure si sono rivelate inutili e tardive. Di qui l’interrogazione per far luce sull’operato del canile.
Il testo dell’interrogazione:
“Due ragazzi appena maggiorenni, che chiamerò Alida e Fernando, recatisi in visita al canile comunale di Ravenna decisero, con un gesto di eccezionale generosità, di adottare un cane anziano di 13 anni, che al primo contatto chiamarono Chicco. Riporto di seguito la successione dei fatti che mi hanno raccontato.
CRONOLOGIA FUNESTA – Il 13 aprile scorso, superata la prova della reciproca “amicizia” frequentando il canile, e rassicurati del buono stato di salute di Chicco certificato dal veterinario della struttura pubblica, lo portano, pur consapevoli della sua senilità, nella loro casa. Martedì 16, siccome fin dal primo giorno non era stato in grado di salire le scale interne, lo fanno visitare dal veterinario di famiglia, il quale, vista la sua condizione, consiglia un esame di laboratorio del sangue. Venerdì 19, gli accertamenti biochimici eseguiti rilevano che il fegato è in pessime condizioni. Viene dimesso con la prescrizione di somministrargli l’integratore epatico Bésame e crocchette specifiche. Chicco è però senza appetito. Mangia appena due bocconi. Domenica 21 è abbattuto, sfinito, incapace di alzarsi. I ragazzi decidono così di portarlo a Madonna dell’Albero presso l’ambulatorio veterinario di turno, dove un emocromo più specifico rivela una gravissima anemia rigenerativa. La dottoressa ne consiglia il ricovero urgente alla clinica veterinaria San Gaetanino, poiché, secondo lei, sarebbe potuto non sopravvivere alla notte. Qui viene sottoposto a tutti gli accertamenti del caso. Lunedì 22, Chicco muore.
RIMBORSATI I DANNI – Il 30 aprile, i ragazzi scrivono al Comune, esponendo l’accaduto ed allegando la documentazione sanitaria e le fatture pagate, aggiungendo in sostanza quanto segue: “Chiediamo che ci vengano risarcite tutte le spese, dato che non eravamo assolutamente pronti ad affrontare determinati costi, senza considerare il dolore che stiamo provando, e che non ha prezzo materiale. Vogliamo avere giustizia per Chicco e per gli altri cani che sono nelle stesse condizioni e per chi in futuro potrebbe, adottandoli, trovarsi nella nostra situazione. Ci aspettiamo un riscontro entro breve termine dalla presente. Diversamente ci troveremo obbligati a rivolgerci al nostro legale”. L’incontro è avvenuto il 14 maggio. L’8 giugno i ragazzi ricevono dalla cooperativa sociale che gestisce il canile in appalto dal Comune il rimborso dei 300 euro spesi.
IL RUOLO DEL COMUNE – Il contratto di servizio tra il Comune e la cooperativa affidataria del canile (al costo annuale di 209.840 euro a carico delle casse comunali), impegna questa (art. 4) a farsi carico di tutte le spese di gestione, tra cui l’acquisto di medicinali e di materiale di consumo ambulatoriale, gli interventi specialistici non eseguibili nell’ambulatorio della struttura, interventi urgenti sugli animali negli orari in cui non è presente il veterinario, ecc.; è a suo carico anche la spesa per l’affidamento dell’incarico di responsabile sanitario del canile ad un veterinario di sua scelta. Tra le responsabilità del veterinario è incluso (art. 7) di “praticare le terapie agli animali ricoverati nel canile, annotando sia le vaccinazioni che gli interventi e gli esiti dei test nella scheda sanitaria di ciascun cane, che sarà consegnata in copia a nuovi proprietari che ne richiedono l’adozione…”. Nel caso dell’adozione di Chicco la scheda sanitaria consegnata, come pure il certificato della visita compiuta dal veterinario all’atto della dismissione, dimostrano appena problemi di acustica e di vista, tipici dell’età. Il contratto di servizio prescrive, a carico del gestore del canile, che l’ “assistenza ordinaria” deve avere come primo punto: “l’assistenza medico veterinaria per i cani ricoverati nella struttura, finalizzata al mantenimento della loro salute, del benessere psico/fisico degli animali ospitati…”.
Chiedo ora al sindaco se, convenendo che simili fatti non abbiano a ripetersi, intende:
- fornirmi spiegazione dei fatti sopra esposti, affinché, tenendo alta la vigilanza dell’amministrazione comunale, la salute dei cani ospitati nel canile figuri come primo obiettivo da perseguire e quelli concessi in adozione siano, proporzionalmente all’età, nelle normali condizioni di stato fisico;
- dare indicazione affinché, all’atto in cui si dia corso all’adozione di un cane anziano, siano fatte le rilevazioni diagnostiche biochimiche basilari per attestarne di massima il buono stato di salute, consegnandone alla persona adottante la relativa documentazione;
- esprimere agli uffici competenti l’indirizzo affinché, nelle prossime gare d’appalto del canile, la scelta e l’incarico del veterinario responsabile sanitario del servizio spettino, date le delicate funzioni di garanzia, al Comune stesso attraverso una selezione ad evidenza pubblica, come Lista per Ravenna ha più volte proposto, inascoltata”.