“E’ necessario abbattere quegli stereotipi culturali che portano le ragazze a scegliere percorsi di studio tradizionalmente ricondotti alle loro attitudini e spesso impediscono loro di partecipare attivamente alla vita digitale e alle materie STEM, cioè scientifiche, tecnologiche e informatiche. Questo crea una segregazione orizzontale ancora oggi profonda nelle professioni e nel lavoro e minori opportunità di reddito”. Così Roberta Mori, consigliera in Regione e portavoce regionale delle Donne Democratiche, commentando, in commissione Parità, la presentazione, da parte dell’assessora all’Istruzione, Paola Salomoni, del progetto della Regione “Ragazze Digitali”

“Le donne laureate nei percorsi di informatica e tecnologie ICT, ingegneria industriale e dell’informazione e scienze motorie e sportive – spiega Mori, tracciando il quadro della situazione -, sono meno di un terzo. L’evidente caratterizzazione di genere di alcuni percorsi si rileva già dalla scuola secondaria di secondo grado: Su 100 immatricolate dell’a.a. 2020/2021, Almalaurea rileva che il 42% ha un diploma STEM, mentre, considerando gli immatricolati di genere maschile, la cifra sale al 72%. Nello stesso anno accademico, le donne immatricolate a corsi di laurea STEM sono il 21%, gli uomini il 42%. Diventa quindi cruciale la fase di orientamento e di scelta dei corsi di studio nel passaggio dalla scuola all’università”.

“Per questo motivo – sottolinea – è fondamentale che la Regione promuova progetti come quello delle “Ragazze Digitali” che ha l’obiettivo di avvicinare le studentesse delle scuole superiori al mondo della programmazione, dell’informatica e delle tecnologie ICT. Una formazione che parte dall’esperienza di successo dei Summer Camp “Ragazze Digitali” presso l’Università Unimore, che vede partecipare ogni estate, da otto anni, decine di studentesse delle scuole superiori di Modena e Reggio Emilia. Il fatto che la Regione abbia acquisito la regia di questo progetto rappresenta un elemento di grande lungimiranza e anche di responsabilità. In questo modo, infatti, diventa un investimento strutturale sulla contro-narrazione delle possibilità delle ragazze, che possono fare tutto e che devono sapere che, negli ambiti digitali, caratterizzati da ampie prospettive lavorative e renumerative e da una forte competitività, possono eccellere come tutti e non devono avere remore”.

Il progetto della Regione rientra tra le attività della Data Valley Bene Comune, Agenda Digitale dell’Emilia-Romagna 2020-2025, e porterà alla realizzazione di Camp estivi finalmente in presenza, sia prima dell’estate che dopo. Il progetto è costruito con le Università di Bologna, Parma, Modena e Reggio Emilia e Ferrara, che lo realizzeranno in rete, insieme al supporto di ART-ER, e lo porteranno in tutte le province emiliano-romagnole, presentandolo anche nelle scuole con l’aiuto di “animatori digitali”.