Si è svolta il 1° ottobre, al Grand Hotel Mattei, una festa per i 25 anni dell’Associazione “Amici di Enzo”. Oltre 150 i presenti tra chi lavora nell’associazione, i volontari, i ragazzi che frequentano o hanno frequentato questo luogo, tutti riuniti per un “traguardo non scontato”, come ha detto Antonia Gerardi, presidente dell’associazione.
Venticinque anni non scontati di presenza sul territorio, date difficoltà o vicissitudini attraversate in questo periodo ma anche tanta ricchezza.
L’associazione, infatti, è nata dal desiderio che avevano quattro donne, Antonia Gerardi, Vilma Refe, Stefania Storace e Stefania Mosca, che ci fosse un luogo in cui i propri figli potessero vivere un’esperienza educativa di significato per loro e per la loro esistenza.
“Nasce da un bisogno che sentivamo per i nostri figli dopo l’incontro con don Luigi Giussani e con Enzo Piccinini” racconta la presidente “due uomini che avevano prima di tutto il desiderio di essere felici. In don Giussani non c’era bisogno di limare limiti e difetti, lui era un uomo così vivo che erano in due, lui e Chi lo rendeva così luminoso, vivo e libero. Per Enzo tutto era interessante, anche quello che noi esseri umani eviteremmo. Ecco, noi quattro donne, anche nella confusione della vita quotidiana, volevamo consegnare ai nostri figli questa bellezza qui”.
All’evento, presentato da Flavio Gerardi, ha partecipato anche Marcelo Cesena, compositore e musicista brasiliano che ha allietato e commosso il pubblico con i suoi brani, coinvolgendo i bambini presenti.
Diverse le testimonianze di alcuni giovani che frequentano ancora il centro o lo hanno frequentato.
Tutte presentano un punto in comune: la cura per la propria persona e lo sguardo di amore e possibilità che hanno ricevuto.
“Incontrare l’associazione Amici di Enzo è stato per me molto più che conoscere una semplice realtà del territorio. È stato come aprire una porta in un momento in cui avevo bisogno di una direzione, di un sostegno, e forse anche di qualcuno che credesse in me più di quanto io stesso riuscissi a fare… Non sapevo bene cosa mi aspettasse, ma una cosa l’ho detta subito, quasi senza pensarci: “Vengo a fare quello che c’è.” Era una frase semplice, quasi banale, ma col tempo mi sono reso conto che racchiudeva un atteggiamento profondo. Quella disponibilità iniziale, quella voglia di mettermi in gioco, anche nelle piccole cose, è stata la chiave che ha aperto tante porte. Attraverso gli “Amici di Enzo”, ho trovato un luogo dove essere ascoltato, dove non ero solo uno studente in difficoltà, ma una persona con potenzialità. Ho trovato persone che si sono messe accanto a me nei momenti più complicati, soprattutto a scuola. Non era solo questione di fare i compiti, ma di imparare a credere che potevo farcela. Mi hanno aiutato a studiare meglio, a organizzarmi, a non mollare.” Ha detto Mirko, uno dei primi studenti del doposcuola.
Oppure Teodora, giovanissima studentessa che frequenta l’associazione che ha dichiarato che: “al doposcuola interessa davvero che tu capisca le cose che studi. Nel mio percorso ho capito che vivere lo studio dentro un’amicizia così è diverso”. O ancora Fabrizio: “Ripensare a quanto vissuto nell’associazione è qualcosa che ti porti dentro come un filo che non si spezza”, e lui, proprio grazie all’associazione ha capito che il suo lavoro era la musica.
La serata si è conclusa ricordando le due iniziative principali in atto dell’associazione: l’aiuto allo studio per le scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado e la Scuola Bottega. L’aiuto allo studio è cambiato con il passare del tempo: se nei primi anni si facevano i gruppi di studio, ora si fanno delle lezioni individuali perché ci si è resi conto che occorre fare un percorso ad hoc mirato; poi un paio d’anni fa ci si è reinterrogati sulla valenza che ha lo stare insieme in un’epoca così improntata sul successo personale per cui oltre alle lezioni individuali si è pensato di alternare momenti ricreativi.
La Scuola Bottega, invece, nasce una decina d’anni fa per aiutare studenti che erano in difficoltà a scuola e nello studio, ma erano felici durante il periodo estivo, quando lavoravano. Da questo spunto di realtà è nato questo progetto, che collega la formazione alla produzione. Le botteghe vengono realizzate con cadenza settimanale durante l’orario scolastico e un maestro trasferisce le proprie competenze ai ragazzi in un contesto d’azione. I giovani sono accompagnati da un tutor educativo, la cui presenza risulta decisiva per aiutarli a cogliere i nessi tra l’esperienza, il proprio desiderio e ciò che la realtà chiede. Lo scopo della Scuola Bottega, infatti, è che i ragazzi possano avere gli strumenti per diventare protagonisti della loro vita. Spesso, lo sguardo che hanno a seguito di tale esperienza è contento perché sentono di essere utili. E lo sguardo di preferenza di ognuno è il centro dell’Associazione, come spiega bene Miracle: “Quando ero in difficoltà ho trovato una squadra al mio fianco che mi ha guidata, incoraggiata, senza smettere di credere in me anche quando non vedevo nulla. Nel tempo ho conosciuto molte persone, ma il loro sguardo, anche se ci vediamo pochissimo, lo porto sempre con me”. In fondo, come ha sottolineato Luca Emiliani, già nell’incontro con Enzo, c’era il seme di tutto quello che sarebbe accaduto dopo.

























































