Sta facendo molto discutere in questi mesi la riforma delle Camere di Commercio e l’accorpamento dei singoli enti. La Camera di Commercio di Ravenna si è schierata contro la manovra, tema affrontato anche durante l’ultimo consiglio comunale, dove tutti i partiti hanno votato a favore di un ordine del giorno scritto per tutelare l’istituzione. L’unica forza politica a non sostenere il documento è stata Lista per Ravenna che fornisce così le proprie ragioni:

«Al di là degli ingannevoli giri di parole, il documento votato in consiglio comunale impegnerebbe “il Sindaco e la Giunta ad attivarsi con urgenza nei confronti del Governo nazionale” per mantenere in vita, a se stante, il nostro ente camerale, nonostante sia tuttora in corso la riforma di legge del 2015 tesa alla “riduzione del numero delle Camere di Commercio mediante accorpamento e razionalizzazione delle sedi e del personale”: una riforma sacrosanta perché questi enti pubblici rispondano con efficienza alla loro storica finalità di associare le imprese del proprio territorio per tutelarne gli interessi collettivi, creare opportunità di affari e prestare loro servizi, ma anche perché spendano meglio i loro soldi, per di più risparmiando poltrone retribuite. Relatore della proposta di legge alla Camera dei deputati fu un parlamentare del PD, che ora le rema contro a Ravenna. Ma non già a “supporto indispensabile del tessuto imprenditoriale dell’intera Provincia”, come afferma. Lo dimostra il fallito tentativo di fondere la Camera di commercio di Ravenna con quella di Ferrara, disgraziato progetto basato sulla spartizione di poltrone, contro cui Lista per Ravenna ha condotto una strenua opposizione fino a che, nel gennaio di quest’anno, la Regione ha dovuto fare marcia indietro.

SFACELO DELLE IMPRESE A RAVENNA – Con questa giravolta, il PD vuole tenere isolata la piccola Camera di Commercio di Ravenna non per rispondere agli interessi generali della nostra città. Nel 2018 è perfino riuscito a dirottare 3 milioni del magro bilancio camerale alla costruzione di un nuovo palazzetto  dello sport al Pala de André, anziché a favore delle imprese produttive e dell’occupazione. Basti dire che tale bilancio registra per il 2019 entrate per 6,7 milioni, di cui 4,5 a carico delle imprese (con un aumento del 20%), mentre solo 1,5 è speso per interventi promozionali a favore delle imprese stesse. Non è dunque vero, come scritto nell’ordine del giorno del PD, che la Camera di  Ravenna si pone “quale supporto indispensabile del tessuto imprenditoriale dell’intera Provincia”. Nel più recente bollettino demografico camerale si legge che al 30 settembre 2019 le imprese registrate sono state 38.722, cioè 504 in meno rispetto al 2018 e 2.012 rispetto al 2014: “ nuovo minimo storico”, anche se “all’opposto, a livello nazionale, trova ulteriore conferma la crescita del numero delle imprese, in atto dal 2013”.

SCEGLIERE L’AREA VASTA DELLA ROMAGNA – Noi restiamo fermi nell’indicare la strada – già tracciata ad esempio con la sanità e i trasporti pubblici e dalle stesse categorie imprenditoriali più qualificate – di unificare le Camere di Commercio di Ravenna dell’Area vasta della Romagna, idonea e attrezzata per raggruppare territori omogenei sul piano socio-economico, oltreché storico e culturale.

APPELLO ALLA RESPONSABILITà DEI PARTITI – Il potere del PD ravennate su quello nazionale è noto. Non resta dunque che appellarsi alle altre forze di governo, 5 Stelle, Italia Viva e Leu, perché non si associno a questa manovra di bassa bottega, e a tutte le forze dell’opposizione parlamentare perché non la lascino passare sotto banco».