Jacopo e Anna, due studenti di Priorità alla Scuola di Faenza, hanno avuto la possibilità in questo giorni di interloquire con il Ministro all’Istruzione Patrizio Bianchi. La possibilità si è verificata a Bologna, alla Repubblica delle Idee organizzata dal quotidiano La Repubblica.

Con la Dad ero diventato meno curioso, e per questo, come tanti altri studenti, sono sceso nelle piazze costruite dal movimento Priorità  alla Scuola, per far sentire la nostra voce, il diritto di noi giovani di tornare in classe. Durante lo scorso inverno, sono andato davanti alla porta del mio istituto, e lì, con una coperta e una tazza di the caldo ho seguito le lezioni con il mio computer,davanti ad alcune professoresse che facevano lezione in presenza all’aperto” le parole di Jacopo ad anticipare il dibattito sulle “classi pollaio”.

Al Ministro Anna ha invece raccontato cos’ha voluto dire per lei (e per molti altri giovani) l’impatto della pandemia e la didattica a distanza:

“Sono Anna, ho diciannove anni ma mi sembra di averne vissuti diciotto. Se vivere significa crescere, io per tutto il periodo in Dad non l’ho fatto. Ho avuto la sensazione di stare ferma e a volte persino di tornare indietro. A casa ho avuto quelle che i medici chiamano “ricadute” dopo che proprio la scuola mi aveva aiutato a superare un disturbo alimentare. Pochi giorni fa ho superato la maturità con la lode, ma non esisterebbero studenti brillanti se la scuola non accendesse la scintilla. La mia scuola, quest’inverno, mi ha permesso di frequentare le lezioni in presenza anche in zona rossa, da Bes. Per me non è stato umiliante, è stato giusto. La scuola deve insegnare a vivere, non a produrre, e spero che siamo tutti d’accordo sul fatto che vivere sia anche e soprattutto stare con gli altri. Mi sono iscritta all’università, mi chiedo se dovrò prendere, tutti i santi giorni, la bici e il treno e correre per le vie di Bologna per raggiungere la sede. Spero di sì.

La domanda è semplice, la digitalizzazione della scuola è la priorità di questo ministero? Investirete sui computer, le Lim, i tablet, la rete, oppure sugli spazi, i trasporti, gli insegnanti? La scuola del futuro -che è oggi, che è settembre – sarà online, o comunque in parte online? Noi speriamo di no”.