Legacoop Romagna condivide le ragioni di chi manifesta civilmente per il diritto a una giusta remunerazione del lavoro agricolo. Le proteste di questi giorni per l’ennesima volta hanno messo in evidenza le storture a cui è sottoposto il lavoro dei produttori agricoli di base, come ormai denunciano da anni le cooperative che li associano.

Il tema fondamentale è il reddito delle aziende agricole.

Per recuperare forza, l’Unione Europea deve mettere in campo politiche di governo dei mercati contro la speculazione, la concorrenza sleale e per una transizione ecologica che non gravi sui più deboli.

Ma anche il Governo italiano deve rispettare gli impegni presi in questi giorni, sotto la pressione delle manifestazioni, come il ripristino dell’esenzione dall’Irpef per il reddito degli agricoltori, già chiesto da tutte le associazioni in occasione della Legge Finanziaria. Si tratta di scelte positive, ma non ancora sufficienti, poiché tanto resta da fare, per esempio rispetto alle deroghe annunciate dalla Commissione europea sui terreni incolti.

In particolare, riteniamo che non possa più in alcun modo essere sottovalutata la particolarità, che noi consideriamo un valore, dell’impresa agricola emiliano-romagnola, che negli ultimi 40 anni ha visto la propria dimensione media passare da 8 a 20 ettari, mentre in Europa nell’ultimo decennio sono aumentate solo le aziende sopra i 100 ettari.

È la dimostrazione plastica della crisi di redditività che costringe le aziende a diventare più grandi ed a dedicarsi maggiormente alle colture estensive, per sopravvivere.

Inoltre, è evidente a tutti come il cambiamento climatico espliciti i suoi effetti devastanti nel settore agricolo  in particolare, come sappiamo bene in Romagna: la conversione ecologica è fondamentale, ma non può essere portata avanti a discapito della redditività dell’agricoltura di base, come invece accade.

Infine, la speculazione commerciale nei mercati continua ad estrarre valore dalle piccole aziende, dal lavoro e dall’ambiente, a favore di poche multinazionali che operano in condizioni di oligopolio.

La concentrazione della domanda ha determinato la banalizzazione di tante produzioni agricole, ridotte a valori irrisori. La concorrenza sleale tra paesi con standard produttivi e con controlli e costo del lavoro diversi, pregiudica economicamente i sistemi agronomici più evoluti per remunerazione e sicurezza del lavoro, tutela ambientale e fiscalità, come quello che opera in Romagna.

Occorre quindi che si faccia una decisa scelta di campo e non solo che si decida sulla base delle pressioni di questi giorni.

Servono scelte strategiche e, tra queste, prima di tutto rivedere la Pac (Politica agricola comune), il fisco, le politiche commerciali e che, il Governo italiano, già a partire dal tavolo ora aperto con le associazioni, le rafforzi.

Un segnale importante è il ripensamento sul Mercosur – l’accordo di scambio commerciale con il Sud America – che dovrà necessariamente avvenire su una base di stretta reciprocità agroalimentare per evitare ulteriore concorrenza sleale sui mercati e distruzione di valore per la nostra agricoltura.