L’introduzione di sanzioni per chi non accetta pagamenti in moneta elettronica “di qualsiasi importo” è del tutto inopportuna: il peso delle commissioni, in particolare sui piccoli pagamenti, è ancora troppo elevato. Proprio per questo più di un esecutivo, negli anni recenti, aveva promesso un taglio delle commissioni sulle micro-transazioni. Uno ‘sconto’ che a quanto pare è stato dimenticato.

Così Confesercenti commenta l’emendamento al Dl Recovery che introduce una sanzione di 30 euro più il 4% del valore della transazione per chi non accetta pagamenti in moneta elettronica.

Percorrere la strada dell’obbligo vuol dire non solo limitare la libertà d’impresa, ma anche introdurre un ulteriore aggravio per le imprese, che metterà in difficoltà le attività del commercio e dei servizi più piccole e caratterizzate da margini molto stretti – come i distributori carburanti, i tabaccai, i bar – proprio nel momento in cui la spesa delle famiglie nei negozi è tornata in stallo. Un accanimento che pare inutile, visto che tra il 2014 ed il 2020 i POS nelle imprese sono praticamente raddoppiati, passando da 1,8 a 3,4 milioni (+90%). Solo negli ultimi tre anni, dal 2018 al 2021, il volume delle transazioni con carte di debito è passato da 30,6 miliardi a 44,5 miliardi. Un boom che, inoltre, non ha trovato un riscontro proporzionale nel gettito derivante dalla lotta all’evasione.

Se si vuole favorire ulteriormente la diffusione della moneta elettronica, obiettivo condiviso da Confesercenti, visti gli oneri ed i rischi connessi alla gestione del contante, si deve agire abbassando i costi di esercizio della moneta elettronica, per le imprese e per le famiglie. A partire dai piccoli pagamenti sotto i 50 euro, che dovrebbero essere resi completamente esenti da commissioni.