È un’edizione ancora più ricca di collaborazioni con le realtà cittadine quella della Marcia della pace 2023, in programma il 31 dicembre con partenza alle 15 dal sagrato di Santa Maria Maggiore. Istituzioni, organizzazioni economiche, Caritas, migranti, comunità ortodosse e islamiche, Ufficio di Pastorale dei migranti e Linea Rosa marceranno insieme per la pace in occasione del tradizionale appuntamento organizzato dalla Pastorale sociale e del Lavoro della Diocesi, per rappresentare, anche visivamente, che la pace si fa insieme.

Con partenza alle 15 da Santa Maria Maggiore, il corteo della Marcia della pace, che si ispira alle parole tratte dall’ultimo discorso di Papa Francesco “Intelligenza artificiale e pace”, proseguirà fino a raggiungere San Francesco dove prenderà la parola l’arcivescovo di Ravenna-Cervia, monsignor Lorenzo Ghizzoni, per le conclusioni e ci sarà anche un intervento della comunità islamica.

Il percorso prevede sette tappe: in piazza Andrea Costa interverrà Beatrice Bassi a nome degli esercenti del Mercato Coperto, in piazza del Popolo ci sarà un intervento delle istituzioni cittadine, in piazza Kennedy quello delle comunità ortodosse, in piazza Duomo la testimonianza di un migrante in collaborazione con la Pastorale dei migranti guidata da padre Vincenzo Tomaiuoli. Poi, ci si sposterà davanti al centro d’ascolto della Caritas dove porterà la sua testimonianza un volontario e, l’ultima tappa prima di quella finale piazza San Francesco, è in programma in piazzetta Serra con l’intervento di un rappresentante di Linea Rosa.

“Insieme per la pace” è il titolo dello striscione che accompagnerà quanti vorranno unirsi a questa marcia. “L’obiettivo è quello che ci proponiamo ogni anno – dice Luciano Di Buò, direttore dell’Ufficio per la Pastorale Sociale –: manifestare, attraverso le testimonianze di persone di diversa estrazione sociale, culturale, religiosa, che la pace è possibile, insieme. Ognuno di noi può essere un operatore di pace, se è capace di ascolto e dialogo verso gli altri, se sa accogliere anche chi viene da lontano o non ha la sua stessa fede o estrazione culturale».