L’Emilia-Romagna tira dritto nel contenzioso con la sanità privata: la giunta guidata da Michele de Pascale ha, infatti, approvato l’avvio del procedimento di autotuela in merito all’annullamento della delibera del 2024 sui rimborsi per la mobilità sanitaria e i ristori per il periodo del Covid. 
    Nella delibera del 2024, la Giunta non aveva preso alcun impegno di spesa aggiuntiva per le spese ulteriori che l’applicazione della norma avrebbe comportato, spese che perciò la Regione non avrebbe potuto comunque garantire perché esulavano dai limiti imposti dalle leggi statali di stabilità finanziaria e di riconoscimento degli indennizzi Covid.

La legge statale infatti consente alle Regioni di prevedere forme di ristoro per il privato accreditato ma con procedure diverse da quelle previste.
Inoltre, l’Ente operava allora in regime di prorogatio per via della imminente consultazione elettorale e non avrebbe potuto assumere atti se non di ordinaria amministrazione. Per tutte queste ragioni nessuna Ausl ha mai recepito e attuato la delibera regionale.
“La Regione – dice l’assessore alla sanità Massimo Fabi – ha attraversato gli anni della pandemia garantendo sostenibilità a tutto il sistema sanitario. Fra le misure adottate vi era stato anche un acconto di cassa per le strutture private accreditate a sostegno della loro liquidità nella prima fase emergenziale.
Successivamente il Parlamento e il Governo avevano poi stabilito la facoltà e le modalità di ristoro alle strutture private accreditate fino al 90% del budget 2020, a prescindere dal suo raggiungimento. La delibera di Giunta del 2024 si è dimostrata non tecnicamente applicabile, andando a prevedere indennizzi non conformi né alla legge nazionale, né alle delibere del 2020 adottate dalla Regione, e per questo non ha mai avuto concreta applicazione. Un’amministrazione sana e trasparente è anche quella che è capace di identificare eventuali errori e correggerli prontamente senza avere nulla da nascondere”.

(ANSA)