Nelle scorse ore Greenpeace ha pubblicato i dati di monitoraggio delle acque pubbliche nelle città della penisola. Si tratta della campagna “Acqua senza velini”, che ha restituito un quadro compromesso della realtà italiana.
Le analisi da parte della realtà ambientalista sono state condotte anche a Faenza. I campionamenti sono avvenuti alla fontana all’incrocio fra viale Marconi e via Batticuccolo. Secondo le nuove norme europee, che entreranno in vigore a partire dal 2026 in Italia, l’acqua di Faenza è fra le migliori, anche se presenta 9,8 nanogrammi per litro di inquinanti, con prevalenza di acido perfluoro-butanico (Pfba).

Considerando, però, tutti gli inquinanti monitorati da Greenpeace, il livello di contaminazione dell’acqua faentina sale a 170 ng/l, relegando il territorio e la città fra i peggiori in Italia.

Luca Ortolani, assessore all’ambiente, commenta così oggi quei dati: “I PFAS, sostanze alchiliche perfluorurate, sono tra le sostanze inquinanti più diffuse in natura, perché sono molecole contenute da decenni in tantissimi prodotti di larghissimo consumo e perché sono molecole estremamente resistenti, praticamente eterne, che non si degradano facilmente e, una volta prodotte, possono solo accumularsi in natura e negli organismi viventi. Per il fatto che si accumulano, nell’ambiente e nei tessuti, senza possibilità di essere smaltite, c’è grande preoccupazione per il loro potenziale effetto nocivo sulla salute umana ed animale e tutte le autorità di salute pubblica del mondo stanno discutendo limiti sempre inferiori alle loro concentrazioni nei cibi, nelle acque e nei terreni

La campagna di rilevazioni di Greenpeace rappresenta una importante rilevazione indipendente che accende i riflettori qu questi inquinanti, sui quali si è fatta davvero poca informazione negli ultimi anni, ma credo si dovesse fare maggiore attenzione a come sono stati comunicati questi dati ai cittadini. A Faenza è stato compiuto un campionamento presso una fontanella pubblica, riscontrando la presenza di quattro composti PFAS (nello specifico 159.1 ng/l TFA, 8.7 ng/l PFBA, 1.2 ng/l PFMS e 1.1 ng/l PFBS) e la notizia è stata subito rilanciata da molti giornali allarmati dal fatto che la nostra città avesse per questo un bollino rosso nella mappa pubblicata”.

Ortolani ricorda, che, stando alle norme europee che entreranno in vigore l’anno prossimo: “Faenza è ampiamente entro il limite stabilito per la sicurezza, con una concentrazione rilevata di meno di 10 ng/l”.

Ortolani prende in consideranzione il caso del TFA, acido trifluoroacetico, uno dei composti maggiormente diffusi nell’ambiente e nelle acque di tutto il mondo: “Nella rilevazione della fontana faentina, la molecola è presente con 159.1 ng/l. Nel report si sottolinea come su questa molecola non esistano limiti specifici nella normativa italiana (in Germania il limite di TFA è 60.000 ng/l e in Olanda è 2.200 ng/l) e nella comunità medica e scientifica in tutto il mondo si sta ancora studiando il suo effetto specifico sulla salute umana ed animale. Al momento quindi vige solo il limite introdotto dal DLgs 18/2023 per la somma di tutti i PFAS nelle acque, che è di 500 ng/l. Anche in questo caso siamo ben al di sotto di quanto previsto dalla normativa per la sicurezza delle acque potabili e non mi sembra si possa configurare un caso di preoccupazione per la qualità specifica dell’acqua potabile della nostra città, come peraltro confermato dal rapporto Greenpeace”.

“Come amministratore e come cittadino credo sia doveroso pretendere la massima attenzione su questi inquinanti, ancora poco conosciuti per l’effetto sulla salute umana e ormai diffusi nell’ambiente da più di 50 anni, e dobbiamo chiedere controlli trasparenti, seri e certificati ai gestori delle reti e alle autorità competenti”.

“Personalmente condivido anche l’intenzione di Greenpeace di sollecitare le istituzioni europee e quelle nazionali perché su queste sostanze si applichi un principio di precauzione e si possano introdurre limiti anche più restrittivi, come fatto da altri paesi anche Europei in questi ultimi anni. A questo proposito, una delle normative più stringenti, come riportato anche da Greenpeace, è quella della Danimarca che impone una concentrazione massima di 2 ng/l per quattro sostanze (PFOA, PFOS, PFNA e PFHXS) per le quali sono certi gli effetti nocivi sulla salute umana: nessuna di queste è presente nel campione di acqua faentina”.