La notte del 6 febbraio di quest’anno, mentre si trovava in Egitto, Patrick Zaki, ricercatore dell’Università di Bologna, è stato arrestato su mandato del governo del paese nordafricano con l’accusa di “diffondere notizie false attraverso i suoi canali social, attentare alla sicurezza nazionale e di istigare al rovesciamento del governo e della Costituzione”.

Secondo l’organizzazione non governativa ‘Iniziativa egiziana per i diritti della persona’ (EIPR), con la quale Patrick Zaki collabora, lo studente sarebbe stato arrestato e interrogato, con metodi coercitivi, sulle sue attività di ricerca a Bologna e le sue iniziative in difesa dei diritti umani.

Le autorità egiziane affermano di aver arrestato Zaki a Mansoura, sua città natale, mentre del giovane ricercatore si sono perse le tracce più di 24 ore prima, appena sbarcato all’aeroporto del Cairo. Da più parti però è stato affermato che i reati imputati a Zaki si riferiscono ad attività di denuncia, informazione, commento pubblico o critica.

Considerato che nessun essere umano può o deve essere sottoposto a trattamenti di tortura fisica e mentale, l’attività del giovane Zaki non ne giustifica l’arresto, né il trattamento subito. Le richieste di liberazione presentate al tribunale egiziano anche dal Governo italiano, finora, sono state disattese e secondo quel che è dato sapere, Zaki rimarrà in stato di detenzione preventiva fino al 20 gennaio. Le accuse rivolte a Patrick sono le stesse che colpiscono persone che svolgono attività legittime secondo il diritto internazionale e che in Egitto hanno raggiunto in questi anni centinaia di attivisti, ricercatori, avvocati, esponenti di organizzazioni per i diritti umani.

La vicenda ricorda purtroppo quanto accaduto a un nostro connazionale, Giulio Regeni, arrestato in Egitto e morto mentre era nelle mani della polizia, una vicenda ancora con molti lati oscuri. Sulla premessa di tutto ciò, il consiglio comunale di Faenza esprime solidarietà, sostegno e vicinanza alla famiglia e alle Università di Bologna e Granada.

Nella seduta del 22 dicembre l’Ordine del giorno per una mobilitazione in favore di Zaki, approvato a maggioranza  nella seduta assembleare manfreda, è stato chiesto di impegnarsi a collaborare con gli enti preposti affinché il governo italiano ne sostenga l’immediato rilascio e di inviare la mozione appena approvata al Presidente della Regione e al Presidente del Consiglio dei Ministri affinché, sensibilizzati e sostenuti, possano continuare ogni iniziativa di competenza utile perché si arrivi al rilascio di Patrick Zaki e di farsi altresì portavoce presso il governo italiano affinché continui ad impegnarsi in tutte le sedi istituzionali e in particolare all’Unione Europea per il rilascio del giovane ricercatore.

In questi giorni sul loggiato di Palazzo Manfredi, secondo le modalità previste dal regolamento, verrà esposto uno striscione con la scritta ‘Libertà per Patrick Zaki’, per sensibilizzare la cittadinanza ed esprimere la vicinanza e l’impegno della città.