Il nostro giudizio sul metano è sempre stato chiaro. Se quattro o cinque decenni orsono, esso poteva essere considerato uno strumento della transizione, per ridurre l’impatto di carbone ed olio combustibile e sbarrare la strada all’avvento del nucleare, in attesa della maturazione e dell’applicabilità delle fonti rinnovabili, oggi il metano va visto come fattore di inquinamento e di  azione climalterante, al pari delle altre fonti fossili”. Il Coordinamento Ravennate della Campagna “Per il Clima – Fuori dal Fossile”  esprime il proprio giudizio fortemente critico sul deposito costiero di Marina di Ravenna: “Non si può sostenere che il metano sia una fonte energetica pulita”

“È ampiamente dimostrato da una messe di studi scientifici che, se da un lato è vero che la combustione del metano esercita un’azione inquinante moderatamente inferiore a quella degli altri fossili, dall’ altro le perdite di metano libero in atmosfera, che nessun impianto al mondo di estrazione, trasporto e utilizzo del gas è riuscito ad azzerare, hanno un’azione climalterante molto più grave (varie decine di volte) di quella della stessa anidride carbonica.

Per questo non possiamo che essere contrari al deposito costiero di gas naturale liquefatto vicino al centro abitato di Marina di Ravenna e Porto Corsini, e considerare la sua inaugurazione (che si terrà il prossimo 26 ottobre) come un evento negativo per Ravenna e il suo territorio, non certo da salutare come una tappa della necessaria transizione ecologica. Fra l’altro l’aumento significativo del prezzo del metano ne compromette anche la sua convenienza dal punto di vista economico” sottolinea l’associazione.

Il parere dell’intero mondo ambientalista era già stato espresso in varie occasioni e dobbiamo amaramente constatare che le nostre voci sono state completamente ignorate. Rimangono inalterate le preoccupazioni  per il rischio di incidenti rilevanti e per la qualità ambientale complessiva, che non andrà certo incontro a miglioramenti. Dal deposito stesso, nonché dall’autotrasporto  destinato alla movimentazione, verranno emesse  quantità variabili di metano, di particolato, di ossidi di azoto. Senza parlare dell’aumento complessivo del traffico pesante, che comporterà gravi problemi alla viabilità e allo stato di manutenzione delle strade.

Se è vero che  entro il  2030 a Ravenna si dovranno tagliare almeno del 60% le emissioni, come previsto dal PAESC (Piano d’azione per l’energia sostenibile ed il clima) è un nonsenso continuare a progettare  e costruire strutture ed attività che solo nella perpetuazione del modello estrattivista hanno la loro ragione di esistere.

È necessario invertire la rotta con decisione, avviare subito la realizzazione dei vari tipi di impianti di produzione energetica basati sulle rinnovabili, e nel frattempo fermare ogni espansione di quelli collegati al fossile, il che – in concreto – vuol dire avviare la dismissione della piattaforma Angela Angelina, arrestare il processo di realizzazione dell’impianto di cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica, rivedere la previsione di nuove trivellazioni nella Bassa Romagna e stabilire una moratoria sui lavori della cosiddetta “Linea Adriadica”, metanodotto che interesserà pesantemente il territorio romagnolo” chiede Fuori dal Clima.

Quanto al deposito di GNL, dato che ormai è un’opera in fase di attività, riteniamo che le istituzioni di ogni livello debbano almeno mettere in atto un rigoroso, continuo e permanente monitoraggio sulle perdite di gas in atmosfera e su tutti gli aspetti riguardanti la sicurezza,  provvedendo a informare costantemente la popolazione su qualsiasi elemento di rischio”.