In base ai dati forniti dal MEF nelle settimane scorse è possibile analizzare i redditi da pensione e vedere che in Romagna si registra nel 2021 un importo medio annuo di 18.208€  contro  i 19.959€ a livello regionale.
Anche per quanto riguarda le province della Romagna, i dati mostrano una situazione disomogenea. La provincia di Rimini si posiziona al di sotto della media regionale con un importo medio annuo di 17.186€ nel 2021, tuttavia questo dato rappresenta una crescita del +2,05% rispetto al 2020. La provincia di Ravenna, invece, registra un importo medio delle pensioni in linea con il dato regionale, pari a 19.302€ nel 2021, anch’esso in crescita rispetto all’anno precedente (+1,63%). Infine, anche la provincia di Forlì-Cesena si colloca al di sotto della media regionale con un importo medio annuo di 18.135€, ma con una crescita del +1,81% rispetto al 2020.
Considerando gli sviluppi recenti, si ritiene che la riforma delle pensioni per il periodo 2023-2024 rappresenti un’urgenza che non può essere più rimandata.
Nell’incontro del 30 maggio, tra i sindacati e Governo, che segue le tre manifestazioni unitarie di CGIL, CISL e UIL del 6, 13 e 20 maggio, è stato comunicato che nei prossimi giorni il Governo avvierà un percorso di dialogo attraverso tavoli tematici che affronteranno anche le questioni legate alle pensioni e alla politica dei redditi.

“La situazione dei redditi da pensione rappresenta una preoccupazione a lungo termine”, – ha sottolineato la Segretaria generale dei Pensionati CISL Romagna, Maria Antonietta Aloisi. “I redditi bassi e il lavoro precario porteranno certamente a redditi ancora più bassi nei prossimi decenni. La forte precarietà che avanza sempre più nel mondo del lavoro ha portato i lavoratori a ricevere pensioni sempre più basse e purtroppo le donne sono quelle maggiormente penalizzate, costrette sempre più spesso a scegliere lavori part-time e discontinui per far fronte alle esigenze familiari. Inoltre, l’aumento dei prezzi colpisce le pensioni, e gli aumenti non compensano adeguatamente il costo della vita in continuo aumento”.
“Come sindacato dei pensionati – continua Aloisi -, la CISL chiede da tempo l’obbligatorietà della pensione complementare per evitare che i nostri figli e nipoti vadano in pensione con meno della metà dell’ultima retribuzione. Inoltre, è importante ottenere una riforma fiscale che dia più risorse ai lavoratori e ai pensionati, favorendo i consumi e combattendo l’evasione fiscale, per una più equa distribuzione della ricchezza”.
La situazione degli anziani peggiora in caso di non autosufficienza visti gli alti costi per l’assistenza familiare che diventa insostenibile o solo parzialmente sostenibile. Le ragioni principali sono legate al crescente bisogno di assistenza da una parte, e all’indisponibilità futura di risorse, avendo già usufruito dei propri risparmi per mantenere il livello di assistenza attuale e necessario, dall’altra.
La situazione diventa ancora più complessa per le famiglie che sono costrette a sostenere anche spese per le cure mediche o per l’acquisto di medicinali.

“L’assistenza domiciliare è una risposta preziosa alle esigenze di anziani e non autosufficienti, – continua la segretaria generale – ma per garantire un servizio di qualità è necessario sostenere le famiglie che si trovano ad affrontare questa difficile situazione, e le badanti che quotidianamente si occupano dei nostri cari”.
“Il disegno di legge ANZIANI, che noi chiamiamo della non autosufficienza, licenziato il 21 marzo 2023 dal Parlamento, segna un grande traguardo e una grande vittoria della FNP CISL, del Sindacato Unitario e di tutte quelle voci del sociale che abbiamo avuto accanto, dotando finalmente l’Italia, ultima tra i grandi paesi EU, di un quadro completo di assistenza per tre milioni e ottocentomila anziani fragili e in generale persone non autosufficienti. Ma questo traguardo è in realtà un punto di partenza, si tratta infatti di un disegno di legge che dovrà vedere i decreti attuativi approvati entro il 31 gennaio 2024”.
“In questo contesto, – chiosa la responsabile della FNP CISL Romagna – sarà cruciale garantire che ci siano risorse adeguate per attuare la riforma. L’Italia è il secondo paese al mondo, dopo il Giappone, per invecchiamento della popolazione, il che rende ancora più urgente un intervento strutturale. Certo è previsto un profondo riordino e ridefinizione di quello spezzatino che è stato fino ad ora il nostro socio-sanitario, ma permane e qui dobbiamo essere estremamente attenti come sindacato, il tema delle risorse necessarie, a prima vista del tutto insufficienti. Quindi – conclude Aloisi – si dovrà lavorare già dalla prossima legge di bilancio, perché una riforma di sistema di questo genere abbia gli strumenti e il sostegno adeguato per potersi attuare pienamente”.

“La situazione dei redditi da pensione è un problema serio – dichiara il segretario generale CISL Romagna Francesco Marinelli -, ma con soluzioni possibili e concrete che possono essere realizzate con il giusto impegno e una visione di lungo termine. La tutela del potere di acquisto delle prestazioni, la definizione di una pensione contributiva di garanzia per i lavoratori con carriere deboli come giovani e donne, la risposta alla questione del lavoro usurante e il sostegno alla pensione complementare,rimangono le priorità.
La piattaforma sindacale unitaria sulla previdenza – chiosa il segretario – propone una vasta gamma di soluzioni che dimostrano come la questione delle pensioni richieda un approfondimento adeguato, analisi e confronti con i portatori di interesse dei lavoratori e delle lavoratrici destinatari delle proposte. La CISL non può accettare l’idea che la flessibilità si traduca in nuove e forti penalizzazioni per i lavoratori, con ulteriori riduzioni percentuali dell’assegno, come se quelle subite in occasione delle passate riforme non fossero già abbastanza pesanti per il valore delle prestazioni”.
“È di estrema urgenza e non più rinviabile una riforma fiscale che risponda ai principi di equità e solidarietà – continua Francesco Marinelli -. Come CISL, ci opponiamo fermamente alla flat tax e alla riduzione delle aliquote, sostenendo che tali misure favoriscano principalmente i redditi più alti. Da tempo abbiamo sollevato la richiesta di ampliare la base imponibile dell’IRPEF, eliminando i privilegi fiscali per i redditi provenienti da fonti diverse dal lavoro dipendente e dalle pensioni, e di rivedere le aliquote, le fasce di reddito e le detrazioni al fine di beneficiare i redditi medi e bassi. Riteniamo che sia di fondamentale importanza il contrasto all’evasione fiscale mediante l’utilizzo di strumenti digitali e l’adozione della fatturazione elettronica, per garantire maggiore trasparenza e tracciabilità delle transazioni. Infine sostiamo che l’aumento delle tasse sulle rendite, sulle grandi ricchezze e sugli extra profitti, potrà contribuire a ridurre la pressione fiscale e a sostenere il sistema di welfare.
Inoltre –  conclude il segretario cislino – è importante garantire risorse adeguate per attuare la riforma delle pensioni e affrontare l’invecchiamento della popolazione in Italia. La tutela del potere di acquisto delle prestazioni pensionistiche, la definizione di una pensione contributiva di garanzia per i lavoratori con carriere deboli e il sostegno alla pensione complementare sono alcune delle soluzioni proposte per affrontare la questione delle pensioni. Infine, una riforma fiscale equa, che ampli la base imponibile, contrasti l’evasione fiscale e aumenti le tasse sulle rendite e sulle grandi ricchezze, potrebbe contribuire a sostenere il sistema di welfare e ridurre la pressione fiscale”.