“Non stupisce, anzi conferma la scorrettezza e la scarsa etica istituzionale dell‘assessorato al verde pubblico, l’andare contro la volontà dei cittadini piantando lecci al posto dei pini abbattuti in via Maggiore. La volontà degli abitanti e dei commercianti di questo viale è stata chiaramente manifestata nella petizione di circa duemila firmatari, che ho avviato personalmente e intensamente sostenuto: conservare il viale pinetato, essendo il pino immortalato nel gonfalone e simbolo della città di Ravenna fin dall’antichità.
Finché il contraddittorio si è mantenuto sul piano di un confronto civile nelle sedi istituzionali, c’è stato rispetto verso i cittadini, ma agire a loro insaputa, come fatto per abbatterli, trasportando i lecci sul posto senza nemmeno un preavviso alla popolazione, è significato calpestare i principi base della democrazia.
“I lecci sono alberi”, si è giustificato l’assessore, ma non c’entrano niente con la storia e l’estetica del viale, conferendo perciò al paesaggio un senso di intrusione posticcia. Hanno inoltre una crescita molto più lenta di quella dei pini, per cui, prima di ombreggiare il viale, passeranno 15/20 anni. Per troppo tempo non saranno quindi in grado di assorbire anidride carbonica, di produrre ossigeno, di ospitare e far riprodurre avifauna e di dare ombra e frescura alle persone, funzioni che i pini abbattuti, peraltro relativamente giovani potendo restare in vita ancora 60/70 anni, adempivano egregiamente. D’altra parte, oltre a costare il doppio o il triplo dei pini, i lecci – secondo il dottore forestale Gian Pietro Cantiani, massimo esperto d’Italia in questo settore – non ridurrebbero il rischio di instabilità e di sollevamento del suolo, avendo essi pure necessità di spazio, a fronte però di una maggiore capacità di adattamento da parte dei pini. Si dimostra perciò, in definitiva, che, con adeguati dispositivi preventivi e manutentivi, questi avrebbero potuto non solo essere salvati, in molti casi, dall’abbattimento, ma anche e soprattutto meritato di essere ripiantati laddove eliminati, mantenendo al viale la sua insostituibile eccellenza di paesaggio esaltato dalla loro presenza storica.
Una simile maldestra gestione del problema è la prova dell’inadeguatezza di questa amministrazione comunale nella gestione del verde e dell’ambiente.”


























































