Tra le 7.30 e le 8.00 di ieri 13 novembre, nel porto di Ravenna è successo un incidente di proporzioni enormi. Da uno spacco apertosi in una cisterna del parco serbatoi della SAPIR in zona San Vitale, un immenso fiume giallo di melasso di canna è fuoriuscito, allagando il terreno e i binari ferroviari circostanti di un migliaio di tonnellate del prodotto, mentre veniva sbarcato da una nave arrivata mercoledì scorso dall’Arabia Saudita. Fortunatamente, essendo il primo mattino di una giornata grigia, la temperatura abbastanza fredda ha fatto sì che la melassa, evitando di diventare più liquida, non invadesse la strada, con gravi disagi per l’intero scalo portuale.

Una sciagura del genere non si era mai vista, neppure lontanamente, nel porto di Ravenna, dove al massimo si è rotto raramente qualche tubatura, con danni circoscritti. Quello che però ha sorpreso (o forse no, data la cappa mediatica a cui il regime politico/economico locale sottopone l’informazione pubblica) sono le scarne notizie diffuse, tutte volte a minimizzare l’evento quasi fosse normale o fortuito. Ok, il melasso è un sottoprodotto della lavorazione dello zucchero, dunque non pericoloso, né inquinante di per sé (anzi, meno calorie in giro, nda). Ok, non ci sono stati feriti (a quell’ora di sabato, nda). Ok, non è arrivato alle fogne ed è restato solo nell’area di proprietà della SAPIR (che è comunque di 900 mila metri quadrati, nda). Ok, l’incidente è “probabilmente dovuto ad un cedimento strutturale” (escludendosi dunque un attentato, nda). Ma che il danno, “prettamente di natura economica”, facendo carico in prima battuta solo alla SAPIR, interessi niente la cittadinanza è difficile da raccontare.

SAPIR, partecipata per il 29% dal Comune di Ravenna e per l’11% ciascuno dalla Provincia di Ravenna e dalla Regione Emilia-Romagna, è infatti posseduta per oltre la metà dai cittadini, quindi nelle loro mani, per quanto solo teoricamente. A loro interessa dunque tanto conoscere se la molto anomala spaccatura di un serbatoio che dovrebbe essere molto ben mantenuto e vigilato, coi sistemi di funzionamento e di controllo più avanzati, sia stata meramente accidentale o invece dovuta a mal curanza o negligenza; quale sia la quantificazione dei danni, diretti e indiretti, relativi non solo al valore della merce non andata a corretta destinazione, bensì ai costi per le azioni di contenimento dei danneggiamenti, anche territoriali, nonché per il ripristino degli impianti e degli ambienti invasi dalla melassa; e in che misura verranno pagati da qualche assicurazione o da chi diversamente sopportati.

È troppo chiedere al sindaco, di gran lunga il primo azionista di SAPIR in nome e per conto dei cittadini ravennati, di riferirne puntualmente, avvenuti i dovuti accertamenti, nel consiglio comunale di Ravenna, che i cittadini ravennati rappresenta tutti, non solo la maggioranza?