“In questa campagna elettorale non si è sentito parlare di autismo. Eppure, nel nostro Paese, uno su 77 bambini ha questo disturbo, che non è una malattia, ma non se ne guarisce. Non ci sono dati sugli adulti, ma si conosce che nel 2021 i Centri di Salute Mentale dell’Emilia-Romagna ne avevano in carico 791. Tutti i soggetti autistici hanno bisogno di cure, che in Italia vengono prestate solo nell’età minorile sotto forma di trattamenti, visite, colloqui da parte della neuropsichiatria infantile, eventualmente con la disponibilità di un educatore di sostegno tra casa e scuola. Tutti avrebbero invece bisogno di essere accompagnati per tutta la vita, dai percorsi educativi all’inserimento lavorativo, all’abitare inclusivo, alla vita indipendente, ed infine al “Dopo di noi”, che angoscia i familiari.
Un capitolo del mio programma di candidato sindaco (vedi: ancisisindaco.it) è dedicato appunto all’autismo. Il 31 gennaio 2024 il Consiglio comunale aveva approvato all’unanimità, su mia proposta, un atto deliberativo che impegnava la Giunta de Pascale “a valutare, ricercando le opportune intese, la fattibilità del progetto d’istituire, a beneficio dell’Area Vasta della Romagna, un Centro residenziale socio-sanitario per soggetti autistici di varia età, maggiorenni compresi, bisognosi di particolari cure e accoglienza, eventualmente offrendone la sede nella città di Ravenna”. A tutt’oggi, però, non se n’è ancora saputo niente. Sarà dunque necessario riprendere il discorso con la prossima nuova Amministrazione.
Bisogna però non limitarsi a questa pur fondamentale tipologia di risposta, bensì offrirne una adeguata alle varie utenze con autismo, che riunisce sotto lo stesso gruppo diagnostico persone con bisogni differenti. Non può essere ignorata la più alta percentuale di persone di livello 2 e 3 che soffrono condizioni di vita difficili e rappresentano per le loro famiglie un carico pesante, oltre il sostenibile, senza tuttavia evitare di venire incontro alle persone con media compromissione, mettendo in campo soluzioni già sperimentate, più vicine alla normotipicità, su cui occorre lavorare per diffonderle: ad esempio, i “Gruppi appartamento”, per ragazzi con buone autonomie, ma bisognosi di un certo supporto educativo, basati su progetti personalizzati aperti ad attività che comprendano gli inserimenti lavorativi protetti e non. La sanità ravennate stessa deve recuperare una maggiore credibilità, frenando innanzitutto l’abbandono di molti operatori della neuropsichiatria infantile e della psichiatria, ormai diffuso.
Occorre un concerto di volontà politiche locali che raccolgano i bisogni, offrendo risposte diversificate. Importante è il ruolo attivo che le famiglie possono assumere nella coprogettazione degli interventi e nel monitoraggio delle attività. “


























































