Il richiamo della solidarietà e delle prelibatezze a cura degli chef stellati Igles Corelli, Valentino Marcattilii, Mauro Gualandi e Marco Cavallucci è stato come prevedibile fortissimo: domenica 9 giugno 411 persone da tutte le parti della Romagna hanno raggiunto Casa Spadoni a Faenza per partecipare alla “Cena delle Stelle”, evento con cui l’Istituto Oncologico Romagnolo celebrava i suoi volontari e i suoi quarant’anni di storia. L’occasione era ghiotta: non capita tutto i giorni di gustarsi quattro piatti a cura di altrettanti cuochi di fama internazionale al prezzo popolare di 25 euro a persona, settato di modo che venisse rispettato lo spirito della serata che doveva essere di festa per tutti coloro che, ogni giorno, in maniera assolutamente gratuita, dedicano un po’ di tempo ai pazienti che lottano contro il cancro e alle loro famiglie. Tuttavia la solidarietà non è mancata: e tra partecipanti che hanno versato una quota doppia proprio per sostenere i servizi alla persona che lo IOR offre ai malati, e chi ha voluto acquistare i biglietti della lotteria per prendere parte al gioco finale con i premi prestigiosi messi in palio dagli sponsor, l’incasso ha superato i 14.000 euro.

            Il momento clou della serata, oltre agli interventi del presidente IOR prof. Dino Amadori e del Direttore Scientifico IRST prof. Giovanni Martinelli, è stato sicuramente quello della premiazione degli chef, che a fine cena hanno ricevuto molto di più degli applausi convinti di tutti i convitati. Per ringraziarli dell’impegno e della serietà con cui si sono spesi per la causa della lotta contro il cancro in Romagna, i cuochi hanno ricevuto una stella che nemmeno la guida Michelin può attribuire: quella della solidarietà, opera realizzata in mosaico dall’artista ravennate Annafietta. «Con questo gesto noi chef abbiamo voluto lanciare un bel messaggio a tutto il mondo del volontariato, a chi fa del bene senza chiedere nulla – ha spiegato Igles Corelli, volto noto del canale tematico Gambero Rosso Channel – per una domenica abbiamo abbandonato ogni impegno per cucinare per loro. Non sarà l’ultima cena benefica che ho in programma: tra quindici giorni firmerò un menù per i ragazzi di San Patrignano. Compatibilmente coi nostri tanti obblighi siamo ben contenti di sfruttare la nostra visibilità e di metterci a disposizione per buone cause.».

 

            Il prof. Amadori, nel corso della serata, ha tenuto a fare i propri personali ringraziamenti a quelli che più di tutti hanno contribuito alla quarantennale dello IOR: i suoi volontari, cui l’evento era espressamente dedicato. «Sono il valore più alto dell’Istituto – ha spiegato – perché donano ciò che di più prezioso abbiamo: il tempo, un qualcosa di limitato, che nessuno di noi può espandere, e che viene offerto a chi spesso questo stesso tempo sta esaurendo a causa della malattia. Lo IOR è soprattutto condivisione, di gioia e di sofferenze: purtroppo sono ancora maggiori queste ultime, poiché il cancro è tutt’altro che sconfitto. Non sono d’accordo coi proclami che ho letto in questo periodo a riguardo: il tumore sta subendo un attacco forte da parte della scienza, la medicina e l’oncologia in particolare hanno testimoniato rivoluzionari cambiamenti rispetto a quando abbiamo iniziato questo lungo percorso, ma occorre rifuggire i trionfalismi, soprattutto per rispetto dei tanti che hanno perso questa battaglia e dei loro cari che li hanno visti spegnersi. Una famiglia su tre ancora oggi è colpita dal cancro: questo deve farci riflettere sulla gravità di questa patologia. Non significa che non siano stati fatti progressi: abbiamo aumentato la sopravvivenza in modo significativo, e probabilmente questo sarà il secolo in cui questo terribile flagello sarà sconfitto. Ma non dobbiamo smettere di fare ricerca, perché la vittoria va celebrata solo una volta che è certa.».