Mercoledì 13 agosto, durante un’escursione in canoa, due donne hanno segnalato un esemplare di tartaruga marina Caretta caretta in evidente difficoltà nelle acque comprese tra Punta Marina e la nave rigassificatrice BW Singapore, entrata in funzione da alcuni mesi.
“In un video, girato per dare indicazione ai soccorsi giunti dopo poco, si vede la tartaruga praticamente inerte, avvolta da un ampio strato di schiume galleggianti sul pelo dell’acqua” spiega Italia Nostra.
“La formazione di schiume – continua Italia Nostra – nei siti in cui è presente un’unità rigassificatrice è conseguente al processo di rigassificazione, che utilizza l’acqua di mare come vettore di scambio termico per riscaldare il gas liquefatto e riportarlo alla fase gassosa. L’acqua di mare va sterilizzata con massiccio uso di ipoclorito di sodio (candeggina, per intenderci, come si usa nelle piscine) per evitare il rapido deterioramento degli impianti del rigassificatore, e successivamente viene ributtata in mare, con la formazione di schiume. L’impianto approvato per Ravenna è infatti a “ciclo aperto”, la scelta più conveniente dal punto di vista economico dell’investitore rispetto a quella a “ciclo chiuso”, che non avrebbe previsto l’uso di acqua marina ed il conseguente rilascio al mare di notevoli quantità di prodotti della clorazione”. Il dibattito attorno alla questione è stato ampio nei mesi precedenti la costruzione del rigassificatore.
Italia Nostra critica quindi l’impianto: “È evidente la gravità degli impatti per l’ambiente marino di un simile processo, come è stato molte volte dichiarato inutilmente da biologi marini, associazioni, esperti, cittadini. Recentemente, il direttore di Fondazione Cetacea di Riccione, Sauro Pari ha ricordato che ‘Il rigassificatore al largo di Punta Marina creerà grandissimi problemi sia alla fauna ittica che ai pescatori’. E ancora ‘Secondo la Fondazione Cetacea, l’impatto sarà simile a quello registrato una decina d’anni fa per il rigassificatore di Porto Viro, dove fu registrata una morìa anomale di tartarughe marine’. In poche parole, l’apparato digerente della tartaruga viene “sterilizzato”, ed essa, impossibilitata ad assorbire nutrienti, si debilita, spesso con prognosi infausta”.
In assenza di conferme, non è comunque attualmente possibile attribuire il rinvenimento della tartaruga in fin di vita tra le schiume nel mare di Punta Marina all’entrata in funzione del rigassificatore di Ravenna.
“D’altro canto, pare che finora non sia stato diffuso alcun dato sui monitoraggi da eseguirsi tramite MMO (Marine Mammals Observer) che invece erano stati annunciati durante la velocissima fase di approvazione del progetto” ricorda Italia Nostra. “Come evidenziato in fase di progetto dalla stessa SNAM, è noto che l’Adriatico è habitat privilegiato per la vita e la riproduzione, solo per citare gli animali marini più noti, di delfini e tartarughe. Auspichiamo che i centri di soccorso e gli enti deputati possano, con coscienza e trasparenza, dare ulteriori informazioni circa la reale situazione, e che, soprattutto, si valuti bene, quando arriverà il momento della schiusa ormai imminente, se lasciare andare in un contesto ambientale come questo le piccole tartarughe che nasceranno dal nido di Caretta caretta rinvenuto proprio a Punta Marina”.
























































