“Ieri è stato avviato, con l’allestimento del cantiere, l’appalto di un ulteriore tratto della “passeggiata” lungo il lato sud del canale in Darsena. Se avessimo messo in fila, una dietro l’altra, tutte le notizie che de Pascale ha fatto uscire in questi 6 anni sulla passerella, sarebbero già arrivate al ponte apribile. Tutte le notizie, comunque, hanno nel titolo il termine “successo”, come se essere riusciti a realizzare la passerella e, addirittura, proseguirne il tracciato, fosse da annoverare tra le grandi decisive imprese per la riqualificazione della Darsena di città.
Lasciamo alla cittadinanza con occhi e orecchie aperti e cervello funzionante la valutazione indipendente su cosa sia o meno un “successo”. I primi 280 metri di passerella già realizzati sono costati circa 700.000 euro (ossia 2.500 euro al metro). Facevano parte di una serie di 12 progetti con cui l’Amministrazione Ravennate partecipò al cosiddetto “bando periferie” nel 2016. Arrivò 73esima, su 120 concorrenti, con una serie disomogenea di idee tirate fuori all’ultimo momento ma, all’epoca, “pompate” tantissimo sulla stampa. Come sempre. Forse qualcuno ha più sentito parlare da allora del secondo stralcio del Darsena Pop Up (contributo statale richiesto: 1 milione e 220mila euro)? O del recupero del paraboloide ex SIR con il cosiddetto SigarOne (contributo statale richiesto: 1 milione di euro)? O del pontile senza barriere architettoniche (contributo statale richiesto: 600mila euro)? Niente da fare per questi e altri, così il Sindaco sbandierò come un successone aver ottenuto da un governo amico di poter “girare” 3 milioni di mancati interventi (“riutilizzo delle risorse andate non spese” lo chiamò de Pascale) sulla prosecuzione della “passeggiata”. Piuttosto che niente… con quel che segue, diremmo noi, invece di azzardare improbabili “successi”.
Va ricordato che la maggior parte dei finanziamenti a suo tempo ottenuti è stata indirizzata a coprire i costi del sistema fognario ad uso dalle nuove lottizzazioni di Bagnari e Gamberini e dell’area ex CMC: i soliti palazzoni e commerciale, tanto per “cambiare”. L’intervento fognario è costato complessivamente più di 8 milioni di euro. E, va ricordato, non ha utilità alcuna (nonostante alcuni annunci fuorvianti) per la bonifica delle acque del Candiano. Ancora tanto bell’edificato da aggiungere all’abbondante dote di invenduto ravennate che, inevitabilmente, zavorra il mercato immobiliare.
Veniamo così al punto. La nostra Darsena è caratterizzata da un insieme di elementi che la qualificano in modo originale in quanto compresenti: il fatto di essere un porto incuneato quasi dentro il centro storico e di aver mantenuto inalterate le archeologie industriali degli impianti ex portuali. Il nostro Comune, invece, dopo aver lasciato cadere la pianificazione urbana che di ciò teneva almeno in parte conto, li considera come oggetti separati. Il porto canale sino alla testata è trattato come un imbarazzante rivolo di acqua sporca. E i fabbricati industriali spesso secolari sono visti come un ingombro di cui liberarsi appena possibile. Il comportamento durante il presente ed il trascorso mandato di de Pascale è conseguente. Si lasciano le archeologie industriali (quelle che il piano precedente qualificava come costitutive del “Parco delle archeologie”) cascare pezzo a pezzo. Vale per tutte il trattamento riservato alla grande basilica lignea sul lato nord, in abbandono da anni ed in attesa della definitiva distruzione. E l’acqua? Di quella si parla ogni tanto per dire che “ora è arrivato il momento della bonifica”. E poi, invece, non se ne fa assolutamente nulla.
Ravenna in Comune brinda dunque al “nuovo grande successo” con cui il Sindaco sta “riqualificando” la Darsena di città: una meravigliosa e costosa passeggiata dove è importante camminare senza girare troppo la testa. Guai ad alzare lo sguardo sulla desolazione in cui versano le cadenti archeologie industriali. Guai a lasciar cader l’occhio sulle macchie che colorano le sporche acque del canale. Si capisce perché nessuno dei progetti per realizzare un ristorante galleggiante abbia mai avuto successo. Ecco, in questo senso, il termine “successo” è usato appropriatamente.”