In Emilia-Romagna dal 1 al 18 maggio sono caduti oltre 4,5 miliardi di metri cubi d’acqua; sono esondati 23 fiumi, oltre 100 comuni sono stati coinvolti, sono stati censiti 65.598 eventi franosi e 1.950 infrastrutture stradali sono state coinvolte da dissesto. In soli 17 giorni sono stati 350 i milioni di metri cubi d’acqua che si sono riversati nell’areale più colpito, circa 800 chilometri quadrati di territorio compresi tra l’estremità orientale dei territori collinari e montani bolognesi, ravennati e la parte occidentale di quella forlivese-cesenate. I danni stimati dalla Regione ammontano a 8,8 miliardi.

La Commissione tecnico-scientifica istituita dalla Regione Emilia Romagna prima della nomina del Commissario Figliuolo, ha messo in evidenza come questo sia stato un evento eccezionale, ma ha anche indicato che i tempi di ritorno previsto, secondo gli scenari di cambiamento climatico indicati dall’IPCC, sono molto minori rispetto a quelli considerati finora suggerendo quindi una serie di interventi strutturali e non strutturali volti a prevenire e mitigare il rischio e di raccomandazioni a riguardo. Sono raccomandazioni che condividiamo, in larga parte coincidenti anche con quanto sosteniamo come associazione. Gli eventi alluvionali vengono definiti “spartiacque tra passato e futuro” e pertanto obbligano a intervenire con approcci innovativi e non già ripristinando “semplicemente” ciò che c’era.

I paragrafi conclusivi del documento sollecitano nuovi modelli di intervento e percorsi di approfondimento per singolo bacino idrico, con approccio sistemico che tenga conto delle complessità territoriali.  Riteniamo che in questa fase queste raccomandazioni siano particolarmente disattese, perché gli interventi ad ora realizzati nei territori sembrano solo ripristinare lo status quo e non vi è ancora traccia di una pianificazione per la gestione futura. 

Ecco quindi le cinque domande e altrettante richieste e proposte che Legambiente fa al Commissario Figliuolo, alla Regione Emilia Romagna e alle Amministrazioni del territorio, per dare finalmente una svolta al processo di ricostruzione

  • Chi, come e con quali tempi terrà in considerazione il Rapporto della Commissione tecnico-scientifica istituita dalla Regione Emilia-Romagna che ha analizzato gli eventi meteorologici estremi del mese di maggio 2023? 

Chiediamo che il Rapporto venga considerato un primo fondamentale passo per aggiornare il quadro conoscitivo del territorio e del nuovo scenario di cambiamento climatico, alla base del quale va definita una nuova pianificazione e che i suoi contenuti vengano divulgati il più possibile alla popolazione

  • Cosa intendono fare Regione Emilia-Romagna e Amministrazioni Comunali con i Piani Urbanistici Generali (PUG) approvati e da approvare? 

La proroga al 1 Maggio 2024 del termine finale del procedimento di approvazione e convenzionamento degli strumenti urbanistici attuativi non deve diventare uno strumento per approvare progetti che aumentino il consumo di suolo e soprattutto che mettano a rischio la vita delle persone. Occorre modificare e aggiornare la pianificazione, delocalizzare ove necessario e risarcire i proprietari di titoli edificatori che non potranno essere esercitati

  • È prevista la realizzazione di un piano di adattamento che definisca dove, cosa e come ricostruire e stabilisca le risorse necessarie?

Chiediamo che per le opere strutturali ad ora finanziate – principalmente riparazione di argini e messa in sicurezza di frane – che rispondo tutte al criterio della “somma urgenza” venga verificata la coerenza con le raccomandazioni proposte dalla Commissione tecnico-scientifica e sia valutata l’efficacia degli interventi rispetto ad un’azione di adattamento al cambiamento climatico. Chiediamo inoltre che sia elaborata una pianificazione per il governo del territorio, che sia individuato un Ente responsabile della stessa e che siano indicate le risorse che verranno allocate allo scopo.

  • Come si intendono sostenere i Comuni, a partire da quelli più piccoli?  

È noto che negli anni si è acuita nei Comuni la mancanza di personale tecnico, specialmente in quelli più piccoli, tanto da avere difficoltà persino nella gestione ordinaria. 

Vanno garantite il massimo delle competenze tecniche per far fronte all’immane compito che li aspetta nei confronti dei loro cittadini e territori e il massimo sostegno possibile per realizzare un cambio di passo sia nella ricostruzione che nella rigenerazione sociale ed economica, in particolare delle aree interne.

  • Quali strumenti si prevedono per garantire trasparenza, partecipazione e controllo sociale? 

Chiediamo che ci si attrezzi da subito per garantire un serio monitoraggio delle opere in corso, l’organizzazione e la fruibilità da parte della società civile delle informazioni secondo i principi dell’open data e dell’open government.

“Abbiamo davanti a noi una grande sfida, ma anche una grande opportunità: diventare un modello in Italia per la prevenzione e la mitigazione del rischio idrogeologico – commenta Francesco Occhipinti direttore di Legambiente Emilia Romagna – ma dobbiamo recuperare il tempo perso affiancando agli interventi in “somma urgenza” una pianificazione che tenga conto delle caratteristiche specifiche dei singoli bacini idrici e che sia coordinata da un solo Ente, superando l’attuale frammentazione di competenze. Occorre poi rendere consapevole la popolazione delle caratteristiche del territorio in cui vive e fare corretta e comprensibile informazione sul rischio come fatto dopo il terremoto del 2012”

“Pianificare e realizzare un’azione efficace, che tenga insieme interventi per l’adattamento al cambiamento climatico con la sicurezza e la ricostruzione dei territori e delle comunità colpiti dagli eventi del maggio scorso, ha un valore di carattere nazionale – commenta Giorgio Zampetti direttore generale di Legambiente. Gli eventi estremi purtroppo saranno sempre più frequenti e far sì che non siano causa di tragedie e distruzione è la grande e prioritaria sfida che abbiamo davanti. Per questo è importante che le scelte che saranno compiute in Emilia-Romagna costituiscano un esempio innovativo di messa in sicurezza e di rigenerazione del patrimonio fisico, produttivo e sociale. Come Legambiente, ci siamo impegnati fin dai primi giorni post evento a supportare la comunità e oggi siamo disponibili a dare il nostro contributo in termini di competenze nel merito delle scelte di governo del territorio e anche di proposte normative adeguate, a partire da una sempre più urgente norma nazionale per contrastare il consumo di suolo.!

Ancora troppo lenti poi i risarcimenti alle aziende e alle famiglie; è di pochi giorni fa la notizia che non verranno rimborsati mobili e automezzi privati andati distrutti, un ulteriore colpo al morale e al portafoglio di chi vive nelle aree alluvionate. 

Nella conferenza stampa è stato dato conto della destinazione della raccolta fondi che, come Legambiente, è stata avviata a giugno 2023, destinata in particolare alle aziende agricole colpite, che sono dei veri e propri presidi territoriali, in particolare nelle aree appenniniche e che ancora sono in attesa di risarcimenti.

Sono stati raccolti in sei mesi poco meno di 17.000 euro che abbiamo destinato ai seguenti progetti/aziende:

Azienda Agricola Bordona – appennino bolognese

L’azienda biologica di allevamento bovini e produzione di latte e latticini, ha utilizzando i fondi raccolti grazie alle donazioni per recuperare almeno una delle 30 frane che sono al momento presenti nei 90 ettari di estensione della proprietà.

Borgo Basino – appennino forlivese

La borgata di 6 famiglie si è trovata isolata a causa dello smottamento a valle di un tratto dell’unica strada che la collega al centro abitato; la strada è stata al momento ripristinata su terreno privato di una delle famiglie grazie alle donazioni ricevute e al lavoro volontario di tecnici, operai e abitanti del borgo.

Azienda Agricola Il Regno del Marrone – appennino bolognese

Storica azienda a conduzione famigliare, divenuta nel tempo anche presidio culturale per il territorio, nella notta tra il 15 e il 16 Maggio ha visto scivolare a valle ettari di castagneto secolare. La raccolta fondi ha sostenuto il ripristino dei sentieri aziendali necessari per le lavorazioni all’interno del castagneto. 

Associazione Romagnola Apicoltori – pianura ravennate

La raccolta fondi ha sostenuto l’acquisto di nuove arnie e di nuove famiglie di api, dopo che l’alluvione ha spazzato via 250 milioni di api.

Rete Humus e ’Associazione Agricoltura di Confine – pianura cesenate

La raccolta fondi ha sostenuto l’avvio di progetti sperimentali di recupero del terreno coperto dal fango di alcune aziende agricola nella pianura cesenate, utilizzando tecniche che consentono di non utilizzare fertilizzanti di origine sintetica.”