Favorire l’uso di mezzi pubblici; nuove norme per lo spargimento del letame come concime; controlli continui per gli impianti industriali inquinanti; utilizzo degli sfalci per gli impianti di produzione di biometano; controlli minimi sul rispetto delle limitazioni al traffico da effettuare in proporzione al numero degli abitanti di ogni singolo comune per venire incontro alle esigenze di quelli piccoli, specie in montagna; nuove norme per la Valutazione ambientale strategica (Vas).
Al via, in commissione Territorio, Ambiente e Mobilità dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna, presieduta da Stefano Caliandro, il confronto sulle osservazioni al prossimo Piano dell’Aria (PAIR 2030), la misura proposta dalla giunta per ridurre gli effetti dell’inquinamento. Nel complesso, sono 51 le modifiche, anche parziali, che hanno avuto il via libera rispetto alle 213 osservazioni pervenute sul documento originario presentato nello scorso marzo.
Il relatore di minoranza Emiliano Occhi (Lega) ha sottolineato come “il PAIR 2030 ha scelto di combattere un nemico (il particolato) disinteressandosi di tutto il resto, soprattutto della competitività strategica dei nostri settori produttivi, per non parlare delle forti disparità introdotte tramite le stringenti limitazioni imposte alla mobilità privata. Il Piano è una camicia di forza imposta da un’Unione europea in preda a visioni miopi e unidirezionali che costringono la politica regionale e italiana a dibattere un tema che non è più nella propria piena potestà decisionale”.
“Le misure previste dal Piano aria non producono gli effetti negativi sull’economica che dice il collega Occhi, ma hanno ridotto il numero dei giorni di grande inquinamento e questo è dimostrato dal fatto che oltre la metà delle norme previste dal Piano aria sono già state adottate dal misure della giunta”, spiega il relatore di maggioranza Andrea Costa (Pd), che ricorda anche come “il Piano aria non è stato scritto chiusi in un palazzo, ma è frutto di un iter cominciato più di un anno fa e da un confronto ampio. Si è passati dalla politica delle sanzioni a quella degli incentivi per non dare a cittadini e imprese tutto l’onere del cambiamento delle abitudini. Ricordo che Lombardia, Piemonte e Veneto hanno già attuato alcune di queste misure anche in misura più restrittiva di quelle previste dal Piano aria dell’Emilia-Romagna”.
Per Federico Amico (ER Coraggiosa) “i dati confermano la bontà delle scelte prese in ambito ambientale, ma credo si debbano specificare alcune proposte avanzate da Legambiente che non hanno trovato accoglimento. Mi riferisco alla richiesta di incentivazioni ai mezzi elettrici nel settore del trasporto pubblico almeno in ambito urbano e a un miglior coordinamento fra i vari assessorati regionali per un migliore e più puntuale monitoraggio della chiusura delle vasche azotate in ambito agricolo”.
Dal canto suo Silvia Piccinini (Movimento 5 Stelle) ha sottolineato come “non sono state accolte la maggior parte delle osservazioni delle associazioni ambientaliste: questo dimostra che non è vero, come dice Occhi, che questo piano è troppo sbilanciato a favore delle posizioni ambientaliste più radicali. Ricordo a Occhi che gli sforamenti sono dati oggettivi. Purtroppo ci sono politiche ambientali che potrebbero essere realizzate ma che sono ferme perché il governo non ha fatto la propria parte non approvando i decreti attuativi di queste misure”.
“Confermo che lo scopo di questo Piano aria ha lo scopo di migliorare la qualità della vita dei nostri concittadini e in parte le misure che abbiamo applicato ci stanno riuscendo visto che l’Emilia-Romagna è l’unica regione del bacino padano che riesce a stare dentro ai parametri di qualità dell’aria”, spiega la vicepresidente e assessore all’Ambiente Irene Priolo, per la quale “l’Emilia-Romagna rimane una delle regioni più sviluppate d’Italia e non mi pare proprio che le nostre misure a tutela della qualità dell’aria danneggino l’economia”.