Gli agricoltori custodiscono il 55% del paesaggio nazionale, garantendo una costante opera di manutenzione e tutela del territorio, messa però sempre più a rischio dal fatto che nell’ultimo mezzo secolo è scomparsa una superficie agricola pari a 12 milioni di campi da calcio. Basti dire che nel 1970 la superficie agricola totale rappresentava l’83% del territorio nazionale.

E’ quanto afferma la Coldiretti in occasione della Giornata nazionale del paesaggio e delle foreste con l’obiettivo di sensibilizzare i cittadini sulle tematiche legate alla tutela dello stesso, fortemente segnato dalle produzioni agricole, dalle dolci colline pettinate dai vigneti agli ulivi secolari, dai casali in pianura, dai pascoli ai terrazzamenti.

Una risorsa economica, ambientale e turistica – rileva Coldiretti – sulla quale pesano però gli effetti della cementificazione e dell’abbandono che hanno progressivamente indebolito la presenza degli agricoltori sul territorio e di conseguenza la tenuta idro-geologica del territorio stesso, in particolare della collina, ecosistema già per natura fragile ed oggi ancora più a rischio a causa del cambiamento climatico e dei suoi effetti. La scomparsa dell’agricoltura in collina e montagna significa anche perdere i primi custodi del patrimonio forestale, ossia gli agricoltori e allevatori che da sempre svolgono importanti funzioni di sorveglianza, manutenzione e gestione dei boschi.

Il lavoro di gestione sostenibile e pulizia dei boschi – sottolinea Coldiretti – è determinante per l’ambiente e la sicurezza della popolazione in particolare sul fronte della tenuta idrogeologica considerato che più di 9 comuni su 10 (93,3%) sono a rischio per frane, smottamenti o alluvioni.

“A tal proposito, afferma il Direttore di Coldiretti Ravenna Assuero Zampini, gli eventi alluvionali del maggio 2023 hanno dimostrato gli effetti deleteri di una politica che eccede nei vincoli, imbrigliando l’attività dei privati, con il 50% delle frane avvenute proprio nei boschi che gli imprenditori agricoli non possono più gestire per via, appunto, di assurdi divieti; mentre solo l’11 degli smottamenti – e cito i recenti studi della Regione Emilia-Romagna – sono avvenuti su terreni lavorati”.

Agli effetti dell’erosione del suolo agricolo si aggiungono dunque quelli legati all’eccesso di burocrazia: “Occorre snellire tutte le procedure burocratico-amministrative – afferma Zampini – al fine di consentire agli agricoltori, in tempi rapidi e nei tempi utili al fare impresa, di ottenere i permessi necessari per intervenire e per ripristinare strade di servizio e terreni franati”.

Sulla tutela del patrimonio agricolo e quindi dell’ambiente incidono anche le follie dell’Unione Europea come la direttiva sul Ripristino natura, una legge senza logica che – denuncia la Coldiretti – andrà a diminuire ulteriormente la produzione agroalimentare, mettendo in contrapposizione la natura e l’agricoltore, che in realtà è il vero custode di questo patrimonio ambientale.

Gli agricoltori rappresentano peraltro anche un argine alla perdita di biodiversità, in una situazione in cui dalle 8.000 varietà di frutta presenti lungo la Penisola – sottolinea Coldiretti – si è scesi a poco meno di 2.000 e di queste ben 1.500 sono considerate in pericolo anche per effetto dei moderni sistemi della distribuzione commerciale che privilegiano le grandi quantità e la standardizzazione dell’offerta. Lo dimostrano i Sigilli di Campagna Amica, la più grande opera di valorizzazione della biodiversità contadina mai realizzata nel Belpaese, che ha consentito nuovi sbocchi commerciali creati dai mercati degli agricoltori e dalle fattorie di Campagna Amica attive in tutte le Regioni, realtà che hanno offerto opportunità economiche agli allevatori e ai coltivatori di varietà e razze a rischio di estinzione.