Il presidente dell’Autorità di sistema portuale centro settentrionale Daniele Rossi, sentito il parere della Capitaneria di porto, ha firmato un’ordinanza che fino al 3 aprile prevede il divieto di accesso alle dighe foranee e ai moli guardiani del porto di Ravenna.

Inoltre la Capitaneria di porto ha disposto il posizionamento di transenne fisse e mobili – che in ogni caso consentano il passaggio dei mezzi di emergenza – nei punti di accesso alle dighe e ai moli, nonché quello di cartelli informativi.

“Questa esigenza – sottolinea il sindaco e presidente della Provincia Michele de Pascale – era emersa in sede di riunione del Comitato provinciale ordine e sicurezza pubblica dell’11 marzo. La richiesta di tale provvedimento era stata formalizzata dalla Prefettura, vista l’assoluta necessità di contenere gli spostamenti dei cittadini soprattutto nei fine settimana, in ottemperanza alla principale prescrizione del governo nell’ambito delle misure di contenimento e contrasto della diffusione del Coronavirus, che è quella di divieto di ogni forma di assembramento di persone in luoghi pubblici o aperti al pubblico, in considerazione del fatto che le dighe foranee nel porto di Ravenna costituiscono luoghi di aggregazione che, a causa della loro ristrette dimensioni, non consentono il rispetto delle distanze minime da mantenersi.

L’ho già detto e lo ribadisco: domenica scorsa abbiamo visto, già in presenza di norme che lo vietavano, grandissimi assembramenti nei lidi, nei parchi, nelle piazze. Questo comportamento ora è irresponsabile e rischia di mettere a repentaglio non solo la salute di chi lo compie, ma anche quella dei propri cari e degli altri.

Pertanto se nella mattina di sabato dovessimo riscontrare ulteriori abusi, disporremo altre chiusure.

Solo se tutti agiremo in maniera responsabile potremo ottenere effetti positivi.

Questa volta più che mai nessuno può sentirsi escluso dal fare la propria parte e la propria parte consiste essenzialmente in una cosa sola: stare in casa.

So che stiamo rinunciando a quello che a tutti noi è più caro: la nostra libertà personale. Ma lo facciamo per un bene più prezioso: quello della salute. E dobbiamo pensare che lo stiamo facendo anche per rispetto di tutti coloro che, dai medici agli infermieri passando per qualsiasi altro stia operando in questi giorni sul campo per fronteggiare l’emergenza, sta facendo un sacrificio molto più grande di quello che per noi può essere rappresentato dal rinunciare a una giornata di sole all’aperto”.