“Davanti ad una crisi come quella che stiamo vivendo, possiamo agire in due modi: rassegnarci ed arrenderci o creare ed agire, pensando in modo innovativo, unendo le forze per realizzare un nuovo modello strategico senza avere paura di dovere reinventare tutto” afferma Confindustria Romagna. 

“Per noi la scelta non può essere che la seconda: dobbiamo pensare ad un nuovo modello di società, ad un nuovo modello organizzativo ed economico. Un sistema che veda il capitale umano al centro, che valorizzi le nostre imprese ed il lavoro, che ridisegni gli spazi e le immagini delle nostre città, e che soprattutto investa sui giovani lasciati troppo indietro in questa crisi causata dal Covid-19. Il lungo stop dovuto al lockdown è stato usato dalla maggior parte delle nostre aziende per ristrutturarsi, innovarsi e migliorare dal punto di vista tecnologico ed informatico, adattandosi velocemente a nuovi schemi occupazionali, partendo ad esempio dall’utilizzo dello smart working” continua Confindustria Romagna. 

Dall’indagine flash “Ripartenza e prospettive autunnali” sull’ultimo quadrimestre 2020 realizzata dal centro studi di Confindustria Romagna emerge che, nonostante la crisi senza precedenti, le azioni che le imprese del campione intendono mettere in campo denotano proattività e voglia di rilanciare l’economia. Le risposte evidenziano: investimenti in attività di marketing (37,9%), innovazione della produzione (36,6%), investimenti in ricerca e sviluppo (22,1%), accesso a forme di finanziamento governative (20%).

La situazione da affrontare rimane non facile. Fra le maggiori difficoltà incontrare le imprese campione dichiarano nel 75,2% dei casi la previsione di una contrazione delle vendite sul mercato interno; il 53,1% mancati incassi da parte dei clienti, il 41,4% teme una contrazione delle vendite sul mercato estero mentre per il 33,1% i ritardi nell’emanazione da parte del Governo dei decreti attuativi potranno rappresentare un problema nei prossimi mesi. Il 57,2% trova ancora difficile accedere alle informazioni e beneficiare dei programmi governativi di sostegno alle imprese.

Sulle misure ritenute utili alla ripresa economica del nostro territorio, tra le varie proposte emergono: sblocco dei grandi cantieri, investimenti in infrastrutture, taglio delle imposte e sgravi fiscali, riduzione del cuneo fiscale, riforma della burocrazia, una strategia di rilancio industriale.

Per quanto riguarda l’occupazione per i prossimi mesi si prevede una netta riduzione a strumenti come cassa integrazione e lavoro agile utilizzati durante i mesi di emergenza. Chiedendo in quale percentuale sul totale delle ore lavorate dei dipendenti si intende utilizzare nei prossimi mesi il lavoro agile, la media ha risposto che si attesta intorno al 10,5%. Stabile invece il mancato rinnovo dei contratti a termine. La metà degli intervistati ha dichiarato di essere interessato a fruire dell’agevolazione contributiva per le assunzioni a tempo indeterminato. Questo fa ben sperare in vista di una potenziale ripresa dell’occupazione, anche se ancora un 41,4% teme una possibile nuova chiusura forzata delle attività produttive.

Per ripartire dobbiamo reagire con determinazione. E dobbiamo farlo tutti, valorizzando una sinergia strategica fra imprese, amministrazioni pubbliche, università e scuole e cittadinanza. Dobbiamo realizzare un nuovo modello che renda la Romagna attrattiva e protagonista ad alti livelli.

Non ci stancheremo mai di dirlo, questo territorio ha ottime prospettive di benessere e di sviluppo. Ha un tessuto industriale a 360 gradi, infrastrutture importanti, un’ottima offerta universitaria e un patrimonio storico ed artistico inestimabile. Ma ha anche tante criticità che frenano lo sviluppo. Ha un sistema di mobilità ancora debole: non siamo ancora facilmente accessibili. Si pensi allo stato di E45 ed E55, al bisogno di portare l’alta velocità lungo la dorsale adriatica, che ci auguriamo possa essere fra le iniziative finanziate con il Recovery Fund, con una futura linea AV/AC Trieste-Venezia-Ravenna-Rimini-Ancona-Foggia e Bari che possa essere prolungata anche ad altri capoluoghi del Sud Italia. Abbiamo un modello turistico che ha dettato le linee guida dell’industria dell’ospitalità, ma che oggi è datato e che va reinventato su modelli internazionali.

E soprattutto, spesso la Romagna si lascia purtroppo frenare da vecchi schemi campanilistici, oggi più che mai anacronistici ed inaccettabili. Perciò, ci auguriamo che questo rientro possa essere l’inizio di una nuova fase di opportunità e sviluppo e saremo particolarmente determinati per consolidare i nostri punti di forza, ma soprattutto per risolvere le criticità dei nostri territori.

FORLÌ-CESENA

Forlì e Cesena vanno immaginate come due grandi quartieri della stessa città. Fra le priorità si riscontrano l’adeguamento sostanziale dell’asse E45/E55; Il collegamento con l’Alta Velocità sulla tratta ferroviaria Rimini-Bologna tramite Freccia Rossa; Le reti digitali dell’ultimo miglio, soprattutto nelle aree produttive e in

quelle montane, in una logica di partenariato pubblico/privato. Inoltre, occorre mettere in atto Interventi sulla viabilità ordinaria: Via Emilia bis fra Forlì a Cesena, lotto zero della Secante di Cesena, il collegamento diretto fra via Mattei a Forlì e la circonvallazione di Forlimpopoli.

Per quanto riguarda le infrastrutture, la Romagna deve sviluppare un unico polo fieristico di alto livello a Rimini, Le Fiere di Forlì e Cesena devono svolgere attività distintive a supporto del polo fieristico romagnolo.

La riattivazione dell’aeroporto di Forlì, supportata da una rete di imprenditori e dunque in una logica di sostenibilità, insieme all’aeroporto Fellini di Rimini, potrà inserirsi nel quadro del sistema aeroportuale regionale per rafforzare le azioni di marketing territoriale da parte delle amministrazioni pubbliche.

Il potenziamento delle infrastrutture logistiche romagnole deve partire dallo scalo ferroviario di Villa Selva e da un coordinato utilizzo dei servizi e delle opportunità del Porto di Ravenna, che è alle porte di un importante progetto di sviluppo con l’approfondimento dei fondali.

Risorse idriche: occorrono nuovi investimenti in bacini di raccolta dell’acqua che affianchino la diga di Ridracoli, per esempio un nuovo invaso, come ipotizzato nel Comune di Bagno di Romagna o Verghereto.

Sul tema delle competenze e dell’innovazione l’approdo nei campus universitari di Ravenna e Forlì del corso di laurea in Medicina è un segnale forte, importante e benvenuto, che valorizza la rete formativa romagnola e ne riconosce lo spessore. In generale, le collaborazioni tra imprese e università sono fondamentali per lo sviluppo territoriale: vanno condivise azioni di sostegno, in particolare per laboratori di ricerca e start up (pensiamo alla riqualificazione dell’Ex Zuccherificio Eridania come centro per l’innovazione).

RAVENNA

Sullo sviluppo dello scalo ravennate la partita è finalmente avviata, ed è stato scelto l’affidatario dei lavori che sta preparando il progetto esecutivo, come da programma: sembra tutto essere nei tempi previsti e auspichiamo che restino tali, rispettando la tabella di marcia senza intoppi.

La comunità industriale di Ravenna e della Romagna ha apprezzato le iniziative legislative del senatore Stefano Collina e di altri colleghi sia a favore del settore oil&gas, sia per la semplificazione delle procedure di cattura e riutilizzo della CO2 nei giacimenti di idrocarburi dismessi. Ora però è sempre più urgente arrivare alla cancellazione della moratoria che blocca il rilascio di nuove concessioni per l’estrazione di gas naturale, con grave danno per l’occupazione, gli investimenti e i conti pubblici. La transizione energetica, per definizione, deve basarsi su un mix di competenze riconosciute a livello internazionale, come quelle consolidate in decenni di estrazione del gas naturale, e progetti innovativi, come quelli sullo stoccaggio della CO2 e sull’hub offshore con eolico, solare e idrogeno. Considerando che non esiste una sola forma di energia e il fabbisogno è sempre più ampio, questa è l’unica via verso l’energia del futuro, di cui Ravenna può essere capitale.

Il commissariamento della Camera di Commercio di Ravenna ci spinge inesorabilmente verso un’innaturale unione con Ferrara, quando il primo e più logico approdo sarebbe la Romagna, come ribadiamo da anni. Insieme alle altre associazioni di categoria abbiamo espresso il nostro rammarico e stupore al premier, ai ministri e ai rappresentanti politici del territorio per l’improvvisa accelerazione imposta dal governo, all’interno del decreto Agosto, verso il completamento della fusione, pena il commissariamento.

Dal punto di vista turistico e culturale le celebrazioni per i 700 anni dalla morte di Dante Alighieri sono un’occasione importante, come dimostrano il successo ed i numeri raggiunti nell’evento di apertura delle iniziative che si è tenuto il 5 settembre alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

RIMINI

L’economia del territorio si basa su due pilastri: manifatturiero e turismo, settori che dovrebbero ricevere la stessa attenzione. Purtroppo per le nostre aziende del manifatturiero che nei momenti di crisi hanno sempre saputo mettere in campo un impegno determinante per garantire la ripresa, è sempre più difficile avere la possibilità di crescere e svilupparsi. È alto, infatti, il rischio che si spostino in territori limitrofi dove vengono offerte condizioni urbanistiche e normative più appetibili, come in quelle province dell’Emilia Romagna che hanno visto localizzare imprese come ad esempio Philip Morris e Lamborghini. Come evitare questo esodo forzato? garantendo infrastrutture, migliorando la mobilità, realizzando aree industriali attrezzate. L’area di Rimini Nord, ovviamente in una logica di rispetto ambientale, potrebbe essere la soluzione, ma siamo ancora troppo legati ai vincoli di una burocrazia rigida. Basti pensare che ci sono aziende in attesa delle autorizzazioni necessarie da circa 20 anni con conseguenti ricadute sull’occupazione e sulla minore ricchezza prodotta nel territorio.

Il modello turistico deve essere ripensato. Occorre una nuova strategia di impronta internazionale. Questa estate poteva essere un’occasione di rilancio, di proposta per una nuova immagine per l’attuazione di un piano strategico più incisivo. Invece ci troviamo ancora legati ad un modello datato, basato sul mordi e fuggi, pensato per il breve e non per il lungo periodo che può avere ricadute anche sul tema della sicurezza. Certamente il restyling del centro storico e l’investimento in un’immagine più culturale sono scelte significative, ed è importante che siano consolidate. Così come è necessario potenziare il progetto del Parco del Mare dove occorre dare più possibilità di intervento ai privati. Senza ovviamente dimenticare l’aspetto della riqualificazione delle strutture ricettive.

Inoltre, per essere attrattivi, bisogna migliorare anche la rete viaria, oltre alle rotonde della SS16 che auspichiamo continuino ad essere realizzate in tempi brevi e ovviamente all’alta velocità ferroviaria, ci auguriamo che opere come il TRC siano davvero un utile mezzo di collegamento e di alleggerimento per il trasporto pubblico.

Rimini, Riccione, Cattolica, Misano, Bellaria Igea Marina, Santarcangelo, Coriano e tutti i comuni del territorio riminese devono lavorare insieme per il rilancio, senza ovviamente perdere le proprie radici e peculiarità, ma innovandosi per non rischiare di raccontarsi e proporsi con vecchi stereotipi.