Sabato 26 novembre alle 17 si terrà la prima di un ciclo di visite guidate gratuite allo scopo di far conoscere meglio il monumentale edificio che ospita la biblioteca Classense, ma anche il patrimonio e i servizi offerti dalla biblioteca stessa, sede centrale del Sistema Bibliotecario Urbano che comprende anche altre sette biblioteche sul territorio, tre Punti Lettura e il bibliobus.

Sarà così possibile visitare una Istituzione che conserva un giacimento inestimabile di preziosi documenti e opere d’arte ma che è anche un vivace luogo di studio, lettura e iniziative culturali.

Un bibliotecario condurrà un gruppo di 20 persone a visitare ambienti quali la sala Dantesca (antico refettorio), i chiostri, la sala del Mosaico e il Corridoio Grande, dove si potrà ammirare la grande carta di Ravenna realizzata a mano da Gaetano Savini nel 1903.

L’ingresso è su prenotazione fino ad esaurimento posti telefonando allo 0544-482116 da martedì a sabato dalle 9 alle 19 e lunedì dalle 14 alle 19, o scrivere all’indirizzo email segreteriaclas@classense.ra.it , indicando nominativo, numero di visitatori e recapito.

«Si tratta di occasioni straordinarie dichiara l’assessore alla Cultura Fabio Sbaraglia per riscoprire magnifici luoghi carichi di storia a cui ravennati e turisti hanno dimostrato già a più riprese di essere molto affezionati. Gli spazi della biblioteca infatti sono quotidianamente vissuti da centinaia di persone che ne apprezzano le opportunità e la qualità dei servizi. Per una città come la nostra la presenza così forte di un’Istituzione culturale grande e prestigiosa come la Classense è motivo di grande orgoglio e motore di tantissime iniziative che immaginiamo sempre più inclusive e aperte ai cittadini e alle cittadine».

«Le visite guidate alla biblioteca, al patrimonio e ai servizi – afferma la direttrice Silvia Masi – rappresentano un’opportunità per far conoscere la Classense ai visitatori di Ravenna ma anche e soprattutto a quei ravennati che ancora non frequentano la biblioteca o che potranno condurvi amici e familiare, per renderla sempre di più un patrimonio della comunità».