“È di dominio pubblico da alcuni giorni, grazie anche al lancio di una petizione, la notizia della chiusura contemporanea, dal 1° gennaio prossimo, dell’edicola e del negozio di parrucchiera, attivi nell’ospedale Santa Maria delle Croci dal 1988, quando ne fu aperto il nuovo ingresso principale al n. 5 di viale Randi. Secondo voci attendibili, dovrebbero lasciare il posto a lavori di ristrutturazione edilizia che trasformerebbero il grande atrio del nosocomio in un punto di ristoro per gli studenti di Medicina, il cui corso universitario ha sede nello stesso ambito immobiliare, con pari ingresso da viale Randi. Ci sarebbe da trasecolare, sapendo che il campus universitario di Ravenna dispone di quattro punti di ristoro, tre dei quali raggiungibili a piedi in meno di 15 minuti, rispettivamente in Largo Firenze, via Guaccimanni e via Oberdan;  e comunque che uno ulteriore nell’ospedale dovrebbe se mai essere ricavato in altra posizione, fors’anche negli spazi dedicati alla mensa del personale sanitario interno. Ma soprattutto, non si è mai visto, in un ospedale, sopprimere servizi ultratrentennali come questi, di grande apprezzamento dai ricoverati e loro assistenti e visitatori. Utili, del resto, per evitare che la dimora in questo luogo dei lungodegenti, degli anziani e di altri pazienti impediti nei movimenti o non pienamente autosufficienti venga percepita e sofferta, sul piano umano e morale, come una reclusione.

Lista per Ravenna, attivata da Gabriella e Donatella, rispettive titolari dei due servizi fin dall’8 novembre, stava cercando di andare a fondo della vicenda. Visto però che neppure ora la direzione dell’AUSL Romagna ha fornito alcuna spiegazione, ci sentiamo obbligati, per provocare urgentemente chiarezza e linearità, ad esporre i seguenti fatti.

  • Le due unità immobiliari (mq 12 l’edicola, mq 22 la parrucchiera) facevano parte dell’edificio ospedaliero, denominato blocco 11, realizzato dalla Cassa di Risparmio, a cui l’allora USL n. 35 concesse in uso la superficie per 30 anni, cessati i quali, il 17 agosto 2022, esso è stato acquisito al patrimonio indisponibile dell’AUSL Romagna. Fino ad allora, edicolante e parrucchiera gestivano le loro attività con un contratto privato di affitto.
  • “Al fine di dare continuità ai servizi”, l’AUSL ne concesse in uso i locali alle loro stesse titolari per sei mesi, prorogati poi per altri sei ed infine, ultimativamente (“vengano rilasciati liberi da persone e cose”), fino al 31 dicembre 2023. Nei rispettivi contratti originari, il rinnovo della concessione era esplicitamente legato (art. 3) alle “more eventuali della gara ad evidenza pubblica per l’assegnazione del servizio […] all’interno dell’Ospedale, previa adozione di apposita Determinazione in tal senso del concedente”. L’ultima proroga ha confermato questo orientamento: mantenimento dei due servizi dopo “gli interventi strutturali funzionali alla diversa distribuzione dei locali programmata”, sia pure “a seguito dei lavori del gruppo tecnico istituito per l’indizione della procedura ad evidenza pubblica per la concessione dei servizi commerciali ivi svolta”.
  • Nessuna chiusura quindi, se mai una selezione pubblica per individuare a chi assegnare le nuove concessioni, quasi vigesse anche qui, in piccolo, la Bolkestein. In effetti, anche qui bisognerebbe tener conto di chi queste attività ha creato, sviluppato, qualificato, mantenuto e difeso di fronte ad ogni difficoltà (il Covid, la decimazione delle edicole, ecc.). A maggior ragione perché in tanti anni possono avere maturato qualche diritto, di cui si stanno occupando gli avvocati. L’edicolante, peraltro non più in tenera età, non saprebbe del resto dove sbattersi, data la crisi del settore; ma, avendo acquistato l’azienda nel 2011 per 220.000 euro, di cui 205.500 a titolo di avviamento, non potrebbe nemmeno farsela espropriare gratis dall’AUSL.

Per essere brevi, esponiamo le nostre proposte:

  1. l’AUSL chiarisca che i servizi di edicola e di parrucchiera saranno mantenuti in ospedale, meglio se nei pressi della loro storica collocazione;
  2. dato che della procedura per le nuove assegnazioni non si sa ancora niente, riconoscere un’ulteriore proroga alle attuali concessioni;
  3. avviare nel frattempo colloqui con l’edicolante e la parrucchiera attuali, insieme alle loro rappresentanze di categoria o sindacato, volti a perseguire un accordo;
  4. valutare l’opportunità di procedere, anziché con lo strumento della concessione, atto di diritto pubblico, con una convenzione, utilizzata non di rado, anche con finalità sociali, per regolare i rapporti fra un soggetto pubblico ed uno privato per l’espletamento di un servizio pubblico particolare di cui si giustifichi la continuità.

Riguardo a quanto sopra esposto, chiediamo pertanto al sindaco, quale presidente della Conferenza territoriale socio-sanitaria, organo di indirizzo politico-amministrativo dell’AUSL Romagna, se conviene di rappresentare al direttore generale di tale azienda queste nostre proposte, oppure, se ritiene, altre sue.  “