“Domani il Consiglio comunale dovrà approvare il nuovo accordo tra il Comune di Ravenna e l’AUSL Romagna per la gestione della camera mortuaria, in cui vengono trasportate e custodite, prima del funerale, le salme dei pazienti deceduti nell’ospedale civile attiguo. Ho già apprezzato le novità positive, dovute a battaglie insistenti di Lista per Ravenna. Ciò che mi fa invece indignare è il servizio di vestizione della salma nella camera mortuaria. Lo effettua da sempre Azimut spa, per conto del Comune, che ha fissato un prezzo da strozzo di 193,57 euro (pur esente da Iva), gravante così sui cittadini come una tassa della morte.

UN PRIMO RICORSO – Il 19 agosto scorso ero ricorso al responsabile comunale dell’Anticorruzione sollevando il problema così: “La vestizione della salma è un fatto privato familiare, su cui il Comune non può assolutamente imporre un proprio servizio a pagamento. Chi, escluse solo le ragioni sanitarie, può mettere le mani sul corpo di un proprio familiare deceduto è scelta che, investendo sensibilità umane, non necessariamente religiose, appartiene a tutta alla famiglia. Tanto è vero che il Comune di Ravenna consente gratuitamente ai musulmani che la vestizione di un proprio caro estinto sia effettuata direttamente dalla sua famiglia, obbligando però chiunque altro ad usufruire del servizio pubblico a pagamento. Ne discende che la famiglia deve anche poter scegliere di rivolgersi al settore privato, nel caso quello delle pompe funebri, del quale Azimut non può nemmeno far parte per legge, perché le funzioni cimiteriali, essendo pubbliche, devono essere rigorosamente distinte dalle onoranze funebri, svolte in regime privato d’impresa. Tanto è vero che il Comune di Ravenna ha costituito una propria mini-società di pompe funebri, che si chiama ASER.

LA NUOVA TRUFFA – Il marchingegno escogitato per continuare a violare la legge lasciando tutto come prima sta nella norma, inserita nelle nuove disposizioni, secondo cui il Comune si impegna ad “assistere ed informare i familiari dei defunti circa le attività obitoriali, predisponendo materiale informativo sulle tariffe applicate in esclusiva dal Gestore del Padiglione Necroscopico e riguardo alla possibilità che le attività di vestizione e tanatocosmesi possano essere svolte da terzi, a richiesta dei familiari, al di fuori del complesso del Padiglione Necroscopico”. Vuol dire che la vestizione e il trattamento cosmetico delle salme portate alla camera mortuaria può farla abusivamente (lo dico a lettere in neretto) solo il Comune, al suo prezzo. La famiglia può farla in proprio o affidarsi ad un’impresa di sua fiducia, magari perché costa meno, solo se porta la salma a casa: come se la camera mortuaria non fosse un servizio pubblico. Vedremo se sarà così anche per i musulmani. Ma non è così nelle altre città, comprese tutte quelle della nostra stessa provincia, dove possono svolgere questo servizio nella camera mortuaria, all’orario prestabilito, le imprese incaricate dalle famiglie. Tra queste c’è anche ASER, tramite cui il Comune, se vuole, può calmierare il prezzo quanto vuole.

BATTAGLIA IN CONSIGLIO – C’è una differenza non da poco tra Azimut ed ASER, che rende ancor più odiosi, fatti “da sinistra”, questi comportamenti. ASER è interamente comunale, per cui gli utili arrivano tutti in cassa pubblica. Il 40% di Azimut è invece di proprietà delle cooperative, per cui la stessa parte degli utili arriva nelle loro casse private. Nel 2018 Azimut ha “guadagnato” 1 milione e 28 mila euro gestendo, in monopolio tariffario, esclusivamente servizi comunali. Tra questi, il lucro maggiore lo danno i morti, prima e dopo il loro arrivo in cimitero. Ma non finisce qui. Domani battaglierò in consiglio comunale sul monopolio della vestizione in camera mortuaria con due emendamenti correttivi. Poi verificheremo se c’è un giudice anche a Ravenna”.

Alvaro Ancisi (capogruppo di Lista per Ravenna)