Ravenna in Comune respinge al mittente la narrazione dei sindaci piddini per cui per risolvere il disastro lasciato dall’alluvione occorrerebbe un uomo solo al comando e questo uomo sarebbe Bonaccini. In altre parole più dirette ancora: Ravenna in Comune è contraria alla nomina di un commissario per il dopo alluvione. Non siamo sole e soli ad affermarlo: oggi 17 giugno tanta parte della società civile che ha spalato e raccolto fango per giorni arriverà fin sotto i palazzi della Regione per “restituirlo”. Perché è vero che a causa del cambiamento climatico gli eventi climatici eccezionali all’origine di questo ed altri disastri sono sempre più intensi e frequenti: addirittura due alluvioni, una più forte dell’altra a distanza di pochi giorni, ma prima c’erano state le gelate fuori stagione, le mareggiate eccezionali di gennaio e, prima ancora, novembre, due anni di siccità feroce, ghiacciai millenari che si sono sciolti come ghiaccioli a ferragosto, eccetera eccetera. Ma è altrettanto vero che le amministrazioni centrali e quelle locali hanno contribuito con consapevoli azioni politiche a che le conseguenze fossero peggiori di quanto avrebbero potuto essere. Soprattutto la Regione, guidata dal piddino Bonaccini e fino a poco tempo fa dalla pure piddina Schlein, porta responsabilità in questo. Il sistema delle manutenzioni del territorio vicino ai fiumi a volte manca e quando c’è è sbagliato. L’impermeabilizzazione del territorio avanza a tutto spiano rendendo più che mai falso il racconto di una legge regionale che eviterebbe il consumo di suolo. L’antropizzazione si è spinta dove non avrebbe dovuto e continua anche dopo l’alluvione: basterebbe sovrapporre la mappa delle prossime lottizzazioni alle zone allagate per accorgersene. Le politiche energetiche hanno visto un felice Bonaccini rivestire il ruolo di commissario per autorizzare il rigassificatore di Ravenna: a tempo di record poiché si sono saltati i controlli più importanti. Lo stesso Bonaccini si intesta meriti inesistenti nella promozione delle rinnovabili che se riescono ad andare avanti lo fanno senza alcun suo contributo ma, più spesso, impiegano anni e anni di tortuose procedure per vedere la luce. Le stesse politiche energetiche sono caldeggiate da centrodestra e centrosinistra nonostante siano la causa diretta delle emissioni di gas serra che provocano il cambiamento climatico in atto. Per tutto questo, per quanto Bonaccini rappresenta e per quanto ha fatto e non fatto in questi lunghi anni al vertice del potere regionale, non c’è figura più inadatta a fare il commissario del Presidente dell’Emilia-Romagna!

Non è però solo una questione di nomi. Diremmo no anche a un tecnico o, peggio, a un militare come tanto va di moda di questi tempi. Un commissario è sempre nominato in forza di norme eccezionali che gli consentono di accentrare i poteri e fregarsene dei territori commissariati, si basa sulla logica che meno controlli ci sono e valutazioni si fanno e prima si ricostruisce tutto come prima. È la logica che ha fatto nominare Bonaccini commissario per il rigassificatore dal Governo Draghi, guarda caso confermato dal Governo Meloni, e che rischia di vederlo pure commissario per spostare a Ravenna anche il rigassificatore attualmente a Piombino (entro la fine del mese ci verrà data conferma). Però è la logica sbagliata in questo caso in cui non bisogna affatto ricostruire tutto come prima. Parte dei finanziamenti dovrebbero proprio servire a non ricostruire dove si è sbagliato a farlo fin dall’inizio. E non sarà con grandi opere a base di cemento attorno ai fiumi, argini altissimi, dighe, escavo dei fiumi, eliminazione di radici che si renderà più sicuro il territorio. Che sia opportuno fare in fretta è verissimo. La collina e la montagna lasciate a se stesse rischiano di veder sparire le persone che le abitano quando proprio l’abbandono della montagna (assieme alla “cattiva” antropizzazione della stessa) concorre ad intensificare gli effetti delle fiumane, delle frane, dell’alluvione insomma. Ed anche chi si trova senza le risorse per far ripartire le attività economiche e rendere abitabile la propria casa, sia in montagna che a valle, ne ha bisogno urgentemente. Per questo però serve una macchina amministrativa fatta di professionisti pubblici adeguata numericamente e qualitativamente. A mancare nella pubblica amministrazione sono le persone che devono fare le cose non i commissari.

E ai Bonaccini che vorrebbero il titolo commissariale per costruirsi il domani post-presidente della Regione, ai de Pascale che vorrebbero lo stesso ruolo ma si accontenterebbero anche di quello di vice per costruirsi il domani post-sindaco, ma anche al centrodestra che vorrebbe un fidato generale o uno dei propri politici per dare l’assalto alla Regione, Ravenna in Comune chiede di lasciar perdere con i commissariamenti ed aiutare piuttosto le istituzioni esistenti con risorse economiche, con la capacità di assumere lavoratrici e lavoratori ed anche con norme che fluidifichino procedure spesso inutilmente ripetitive e consentano di accelerare processi evitando il rischio che si blocchi tutto. Di questo c’è bisogno e anche in fretta, dei commissari non c’è alcun bisogno!