“Gli antichi statuti comunali di Faenza, redatti in epoca medievale e più volte aggiornati, attestano l’esistenza di un Palio dell’Assunta celebrato il 15 agosto, festa liturgica della Madonna Assunta in Cielo. In tale occasione la città si animava con solenni cerimonie religiose e un ricco corollario di manifestazioni profane, prima fra tutte la corsa dei cavalli berberi, il cui vincitore riceveva un drappo di raffinato panno verde, valutato 45 bolognini al braccio. Questo premio, oltre al valore materiale, era un segno di prestigio e status, in linea con la tradizione dei palii medievali come doni di rappresentanza. Un documento particolarmente significativo è la lettera del 6 agosto 1479 in cui Galeotto Manfredi, signore di Faenza, chiede a Lorenzo de’ Medici 25 braccia di raxo carmisino, sontuoso raso scarlatto destinato al drappo. La committenza a un fornitore fiorentino di altissimo livello rivela l’intento di legare la celebrazione a una rete di rapporti culturali e politici che travalicava i confini locali, avvicinando Faenza alle pratiche di prestigio delle corti rinascimentali”.
“Parallelamente, Siena celebrava da secoli il Palio dell’Assunta, documentato dal XIV secolo, come cuore della propria identità civica e teatro della competizione tra le contrade. Pur prive di un’organizzazione contradaiola, le celebrazioni faentine rispondevano allo stesso modello culturale: fusione di liturgia e spettacolo, devozione e agonismo, con un quadro cerimoniale codificato che trasformava la corsa dei berberi in ritualizzazione del conflitto sociale e in strumento di legittimazione del potere. La cornice statutaria disciplinava ogni aspetto – ordine delle processioni, modalità della corsa, qualità del drappo, cerimoniale di premiazione – confermando l’osservazione medievale ubi societas, ibi ius: anche le feste erano atti di diritto pubblico, in cui la Madonna Assunta, a protezione della città, diventava garante di legittimità e simbolo di appartenenza.”
Ad affermarlo è il professore Michele Orlando, che ha ricostruito i legami storici fra Faenza e Siena, in occasione del viaggio a piedi intrapreso da nove giovani faentini, appartenenti a diversi rioni, che dovrebbero raggiungere la città toscana proprio nel giorno di Ferragosto, la vigilia del palio dell’Assunta.
“Oggi questo legame storico si rinnova in un gesto di fratellanza e pace. Nove giovani faentini, appartenenti a diversi Rioni – spesso rivali in campo ma uniti dalla passione per storia e tradizione – hanno intrapreso l’8 agosto il cammino “Da Torre a Torre”, partendo da Piazza del Popolo di Faenza per raggiungere, il 15 agosto, la Torre del Mangia di Siena, nella vigilia del Palio dell’Assunta. Percorrendo strade bianche, colline silenziose e borghi antichi, trasformano il loro viaggio in un ponte spirituale e culturale tra due comunità che, nei secoli, si sono incontrate attraverso ambascerie, eserciti e alleanze. Tra i partecipanti figurano un Cavaliere del Niballo, un Caporione e due campioni d’Italia di sbandieramento, testimonianza vivente di come agonismo e comunione possano coesistere.
Il momento più simbolico sarà la consegna, agli amici senesi, di una riproduzione fotostatica della lettera del 1479 di Galeotto Manfredi, trasformando un atto diplomatico quattrocentesco in un segno di amicizia contemporanea. Il legame storico è ulteriormente rafforzato dal recente rinvenimento, a cura del prof. Michele Orlando del Liceo Torricelli–Ballardini di Faenza presso l’Archivio di Stato di Siena, di una lettera del 14 febbraio 1478: documento di straordinaria importanza per la storia della diplomazia, in cui Galeotto denuncia ai Magnifici Signori della Repubblica di Siena l’intercettazione dei propri ambasciatori e corrieri da parte dei fratelli Carlo e Federico Manfredi, forti di un contingente armato e di un’“autorità et licentia” da lui contestata.
Dal passato, fatto di alleanze e tensioni, emerge un filo comune che attraversa i secoli: l’uso della festa e del palio come linguaggio condiviso, capace di unire comunità distanti in un simbolico spazio di valori. Oggi, quel filo si tende di nuovo tra Faenza e Siena, nel segno dell’Assunta, trasformando la memoria storica in un atto vivo di pace e amicizia”.

























































