Un cittadino di Ravenna ci ha esposto un caso del servizio sanitario pubblico a cui, riguardandolo direttamente, non ha ricevuto risposta, in sede istituzionale, alle sue richieste di chiarimento. Può sembrare un affare di poco conto, che tale però non è per chi, come lui, è affetto dal morbo di Crohn.

Questa è una grave malattia infiammatoria dell’intestino, che può colpire qualsiasi parte dell’apparato digerente, dalla bocca all’ano, provocando una larga serie di sintomi e sofferenze anche in altri apparati. Sembra anche associata ad un aumentato rischio di carcinoma dell’intestino tenue e del colon-retto. È una malattia cronica per cui non esiste cura, caratterizzata da periodi di miglioramento seguiti da episodi di riacutizzazione. Con il giusto trattamento, la maggior parte dei pazienti mantiene un corretto peso e una vita normale. Si può dunque comprendere come sia fondamentale, per le persone affette da tale morbo, il rispetto costante delle prescrizioni farmacologiche.

Parliamo, per la persona in oggetto, della mesalazina, principio attivo con azione antinfiammatoria limitata al tratto gastrointestinale, prescritto dal suo medico curante, nella forma di compresse gastroresistenti da 800 milligrammi, sotto il nome di un determinato farmaco, che qui chiamerò A.
Dal gennaio 2019, tutte le farmacie di Ravenna non possono più erogarlo, se non nella dose di 400 milligrammi, pur sempre nel numero massimo di tre scatole. Il problema è superabile con l’acquisto di scatole della dose dimezzata, pagando il doppio del ticket e raddoppiando le necessità di recarsi in farmacia. Ma la questione è più di principio e di diritto, perché le scatole con le compresse da 800 milligrammi si possono acquistare liberamente, senza alcun problema, nelle altre farmacie della stessa Regione Emilia-Romagna, come ad esempio a Bologna, ma anche a Cesena, che pur fa parte della medesima AUSL Romagna.

Il fatto è incomprensibile (alle farmacie stesse di Ravenna, su cui ho compiuto una verifica) anche perché può essere venduto liberamente anche nella nostra città un farmaco del tutto equivalente, nella medesima confezione da 800 milligrammi la compressa e con lo stesso prezzo, che chiamerò B ,erogato alle persone affette da morbo di Crohn gratuitamente, con esenzione dal ticket.

La persona che si è rivolta a Lista per Ravenna ci ha scritto: “Ho provato ben due volte a prenderlo ma mi sono sentito male tanto da recarmi al pronto soccorso, il quale mi ha inviato al reparto di Gastroenterologia che non sapeva cosa fare se non suggerirmi di andare a prendere le medicine altrove. Nel confronto degli eccipienti dei due medicinali risulterebbe esserci in questo un eccipiente “nickelato” che potrebbe essere quello che mi causa i fortissimi dolori”. Mi astengo dal formulare ipotesi sulle cause, a tutti sconosciute, del disservizio in questione, anche se possono intuirsi ragioni di carattere commerciale in contrasto col dovere di rendere agli utenti della sanità pubblica (specie se colpiti cronicamente da maggiori sofferenze e preoccupazioni per il futuro) il servizio migliore.

Il sindaco del Comune di Ravenna è però membro della Conferenza Sociale e Sanitaria, organo di indirizzo e di controllo politico-amministrativo dell’AUSL Romagna, del quale è anche il presidente. È dunque appropriato che lo interroghi circa la sua disponibilità a chiedere gli opportuni chiarimenti alla Direzione generale dell’AUSL stessa, fidando nella corretta soluzione del caso.