“Apprendiamo senza stupore, ma con ulteriore scandalo, che il cosiddetto “centro sociale autogestito Spartaco” e l’associazione “La Comune”, che frequenta regolarmente la ex scuola elementare di proprietà del Comune, tuttora occupata da questi soggetti nella colpevole inerzia dell’amministrazione comunale, quando non con la complicità della stessa, ha organizzato lo scorso weekend una manifestazione con il delirante obiettivo di giustificare l’attentato di “Hamas” nei confronti di Israele”. L’accusa arriva da Alberto Ancarani, capogruppo di Forza Italia in consiglio comunale. Secondo Ancarani, gli organizzatori della manifestazione hanno giustificato l’attacco di Hamas ai kibbutz e ai festival israeliani.

La manifestazione era in realtà per la pace e a favore del popolo palestinese.

“Era talmente per la pace che nel corteo, dove a dire degli organizzatori ‘non sarebbero stati tollerati episodi di antisemitismo’, campeggiava orgogliosamente uno striscione con la scritta ‘From river to the sea’ cioè ‘Dal fiume al mare’ “. Secondo Ancarani lo slogan inneggia alla distruzione di Israele.

In realtà, come si può evincere da internet, lo slogan “From river to the sea”, per il quale esiste anche una pagina sull’enciclopedia Wikipedia, è uno slogan che riflette il desiderio del popolo palestinese di tornare a vivere nei territori abitati prima del 1947, dal fiume Giordano al Mediterraneo, prima che una parte venisse destinata allo Stato ebraico dalla risoluzione Onu. Uno slogan nato negli anni ’60 per la liberazione dei territori palestinesi, solo in seguito strumentalizzato dalle frange più estreme nel conflitto contro Israele. Anche diversi esponenti della società israeliana hanno utilizzato il medesimo slogan per sostenere però esattamente il significato contrario per il quale era stato coniato: Israele unico Stato dal fiume al mare.
È pur vero, comunque, che lo slogan ha attirato critiche e censure negli Stati Uniti e in Germania.

Comunque sia, Ancarani conclude la propria riflessione: “Ora, la libertà di pensiero è sacrosantamente, garantita dalla Costituzione, dunque costoro, che non esitiamo a ritenere il peggio della nostra società, possono, per quanto ci riguarda, manifestare come e quanto credono usando gli slogan che preferiscono. Ciò che è invece realmente inaccettabile è che frequentino, non si sa a quale titolo, un immobile pubblico, la cosiddetta sede di Spartaco, senza che qualcuno dell’amministrazione comunale, la stessa che aveva giustamente appeso alla finestra di palazzo Merlato la bandiera di Israele, provi il benchè minimo senso di vergogna”.