«”La Regione ha già fatto la sua parte, ora tocca al Governo”. Le dichiarazioni della sottosegretaria Manuela Rontini sul Piano dell’Autorità di Bacino risultano però difficilmente sostenibili alla luce dei fatti».

Roberta Conti, consigliere comunale della Lega a Faenza, non concorda con l’esponente del Partito Democratico, braccio destro del presidente della Regione, Michele de Pascale, per quanto riguarda le questioni legate all’alluvione e alla ricostruzione. Tutto ruota attorno alla presentazione dei nuovi piani di Bacino, indispensabili per i lavori lungo i fiumi, per la realizzazione delle casse d’espansione e di infrastrutture importanti, come il Ponte delle Grazie o il nuovo ponte ferroviario di Sant’Agata sul Santerno.

«Il Progetto di variante al PAI Po – prosegue Conti – è stato adottato solo il 18 dicembre dalla conferenza istituzionale permanente, ben sapendo che, una volta pubblicato dopo la firma del ministro Vannia Gava, sono previsti 90 giorni per le osservazioni. Questo significa arrivare a marzo, quindi a fine inverno, con misure ancora ferme sulla carta. Parlare oggi di “tempi molto brevi” è quantomeno fuorviante».

Conti attacca: «Se davvero la sicurezza idraulica del territorio fosse stata una priorità – aggiunge – la Regione avrebbe dovuto muoversi per tempo, non a ridosso delle festività natalizie, quando era già chiaro che l’iter non avrebbe potuto produrre effetti immediati. Le procedure sono note, le tempistiche pure: consegnare il progetto a dicembre equivale ad accettare consapevolmente che l’inverno passi senza strumenti concreti di tutela».

Secondo Conti, «scaricare ora la responsabilità sul Governo non cancella un dato politico evidente: si è perso tempo prezioso, mentre i cittadini continuavano a vivere nell’incertezza e il Senio tornava a far paura».

Conti esprime inoltre preoccupazione sui contenuti annunciati: «Si parla di oltre 200 ettari di nuove aree allagabili solo per il Senio, individuate tra zone agricole già colpite dalle precedenti alluvioni. Rischiamo di trasformare in soluzione ciò che è già stato un danno, invece di investire seriamente in prevenzione, manutenzione e opere strutturali».

«Fare la propria parte – conclude Conti – significa prevenire, non arrivare dopo; significa ridurre il rischio, non limitarsi a gestire le emergenze; significa difendere cittadini e imprese, non chiedere loro nuovi sacrifici per coprire ritardi e scelte sbagliate. Su queste tempistiche e su queste decisioni servono risposte chiare, non slogan».