“In Italia, il fenomeno dei femminicidi continua a rappresentare una tragica emergenza. I dati ufficiali parlano chiaro:

* 2022: 126 donne uccise, l’80% in ambito familiare;

* 2023: 120 vittime, di cui il 51% per mano di partner o ex;

* 2024: 113 donne uccise, 61 da partner o ex partner;

* 2025 (gennaio-marzo): già 8 femminicidi registrati.

Nonostante l’introduzione del “Codice Rosso e la diffusione dei Centri Antiviolenza, il problema non è stato risolto.  Le misure esistenti, pur fondamentali, sono spesso tardive e insufficienti.

Giovanni Morgese,  candidato sindaco della Democrazia Cristiana per il Comune di Ravenna,  e il candidato vice sindaco Mauro Bertolino,  propongono una soluzione innovativa e strutturale per rispondere a questa emergenza sociale:

“È fondamentale che la responsabilità della violenza non ricada  sulla persona offesa. Come Democrazia Cristiana, proponiamo l’apertura di Centri per uomini maltrattanti,  con percorsi obbligatori su disposizione della magistratura, gestiti e monitorati a livello comunale. Non è più tempo di nascondere le donne o costringerle a fuggire, ma di affrontare il problema alla radice, con interventi concreti per gli uomini violenti”, affermano Morgese e Bertolino.

Esperienze già attive in Italia confermano l’efficacia di questi centri, quando strutturati in modo adeguato:

* Il Centro LDV di Modena (AUSL) ha trattato oltre 700 uomini con risultati positivi sul lungo termine.

* Il Centro CAM di Firenze,  primo in Italia, ha visto una continua crescita degli accessi.

* In Friuli Venezia Giulia,  l’associazione *L’Istrice* ha trattato oltre 200 uomini nel 2024.

“Questi percorsi devono essere obbligatori,  non su base volontaria, e integrati con il sistema giudiziario e sociale. Un uomo violento deve essere responsabilizzato, monitorato e trattato prima che sia troppo tardi. Solo così possiamo davvero garantire sicurezza alle donne”, aggiungono Morgese e Bertolino.

La proposta della Democrazia Cristiana per Ravenna include:

* L’istituzione di Centri per uomini maltrattanti nel territorio comunale;

* L’obbligo di partecipazione su disposizione dei giudici;

* Un’integrazione tra i centri e le forze dell’ordine, i servizi sociali e i tribunali;

* Un piano di prevenzione per interrompere il ciclo della violenza.

Vogliamo costruire una Ravenna più sicura e giusta,  dove la protezione delle donne non sia una reazione, ma un’azione preventiva. Non possiamo più permettere che le donne siano costrette a vivere nel terrore. Con questo intervento strutturale, possiamo davvero fare la differenza”, concludono Morgese e Bertolino.”