“Un improvviso colpo di scena, reso noto da un’articolo apparso su un sito d’informazione specializzato in materia portuale: il tanto decantato impianto di trattamento dei fanghi dell’escavo del porto, motivo di orgoglio ed occasione di propaganda del Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Centro Settentrionale Daniele Rossi, deve essere praticamente tutto rifatto. 
Succede infatti che con la partenza della Fase I del progetto e con il primo stralcio della fase II in aggiudicazione, il progetto Hub di Ravenna – il tanto atteso mega intervento di dragaggio del porto di Ravenna – cambi improvvisamente fisionomia.
Nei giorni scorsi, infatti, il Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale Daniele Rossi, ha incaricato (tramite affidamento diretto per 75mila euro), la società di ingegneria trevigiana Pool Engineering di elaborare una modifica del progetto relativo al secondo stralcio della Fase II, riguardante  la realizzazione dell’impianto di trattamento dei fanghi dragati. Tale modifica ha lo scopo di prevederne – così come scritto nella relativa delibera -“una diversa collocazione geografica e renderlo idoneo ad un appalto integrato nell’ambito di quanto previsto dal PNRR-PNC”.
Una motivazione molto generica che apre a diversi punti interrogativi.
In precedenza e più precisamente il 6 agosto 2019, lo stesso Daniele Rossi aveva affidato alla cooperativa Mate di Bologna, l’incarico di stilare il Progetto di Fattibilità Tecnico-Economica,  relativamente ad un “Impianto  di  trattamento  materiali  di  dragaggio”, per un importo complessivo di €  38.340.
Il costo complessivo della redazione del progetto di fattibilità tecnico economica relativo all’impianto di trattamento dei materiali del dragaggio, con il nuovo incarico ad una nuova società, passa dai 38.000 euro inizialo originari agli attuali 113.000 euro.
Inoltre, come si evince dal sito  d’informazione portuale e  marittima, l’Autorità Portuale guidata da Daniele Rossi ha reso  noto che le motivazioni dell’abbandono della collocazione in Piallassa Piomboni “sono in parte derivanti dalle esigenze di dedicare ad attività portuali tipiche l’area che era stata individuata, che dispone di banchina per realizzare nuovo terminal dei quali c’è molta richiesta nel porto, ed in parte derivano dal completamento dell’ingegneria dell’impianto, che ha evidenziato la necessità di maggiori spazi per l’insediamento dell’impianto stesso (erano previsti circa 100mila mq,  ndr ) e di un accesso stradale più efficiente per la movimentazione dei camion che dovranno trasportare la sabbia in cava dopo il trattamento”.
Le domande a questo punto si fanno numerose ed insistenti:
1) le richiamate “molteplici  richieste per la fruizione dell’area” non erano già note al momento della sua individuazione?
2) Perché avendo a disposizione i volumi dei materiali di dragaggio, non é stato preventivamente accertata l’idoneità dell’area individuata in termini di ampiezza e capienza?
3) la necessità di un accesso stradale più efficiente per la movimentazione dei camion che dovranno trasportare la sabbia in cava dopo il trattamento, non era già prevedibile al momento della redazione del progetto?
4) Perché la rivisitazione del progetto non è stata affidata alla società inizialmente incaricata?
5) C’erano forse errori e/o carenze nel progetto redatto  dalla cooperativa Mate?
Va ricordato che per la realizzazione (e la gestione dell’impianto per 20 anni), Adsp aveva avviato nell’autunno 2021, una procedura di gara per un project financing del valore di 155 milioni di euro, che aveva già portato, per ammissione dell’Autorità Portuale, alla formulazione di offerte.
Anche perché il progetto del nuovo impianto, che comprende la realizzazione di una vasca di colmata provvisoria per il contenimento dei fanghi prima del trattamento, è funzionale alla Fase II dell’Hub, il cui inizio lavori (di dragaggio) è fissato per settembre 2023.
E infatti, come si legge nella documentazione di progetto, la Stazione appaltante, ovvero l’Autorità Portuale, non ha attualmente disponibilità di casse di colmata per stoccare il materiale dragato, poiché queste sono già state assegnate per il loro riempimento, al progetto di Hub Portuale Fase I attualmente in esecuzione”.
Si è così creato un bel pasticcio che dovrà essere non solo risolto ma anche e soprattutto chiarito.
I tempi stringono poiché, sebbene risulti ancora aperta, è la stessa Adsp a confermare che “la gara d’appalto dovrà essere rifatta”, e perché pur preservando “la validità delle prescrizioni ottenute con la procedura regionale di scoping”, la procedura di Valutazione di Impatto Ambientale è interamente da farsi sul progetto definitivo.
Il tempo massimo per burocrazia, gara e lavori é di 14 mesi, dato che i dragaggi della Fase II quanto l’impianto beneficiano di finanziamenti del fondo complementare al Pnrr (per 85 e 45 milioni di euro rispettivamente), come noto condizionati al rispetto della tempistica.
Purtroppo va constatato che chi come noi aveva avanzato perplessità sin dall’inizio riguardo alla correttezza di tutti gli aspetti del progetto, era stato liquidato come un fomentatore di inutili polemiche, minimizzando dubbi su aspetti fondamentali del progetti di dragaggio del nostro porto.
Tuttavia, ciò che era stato presentato come al solito in pompa magna e forse con un po’ troppa leggerezza, alla prova dei fatti sta mostrando tutte le sue criticità.
Ora la preoccupazione è che il nostro porto perde l’ennesima occasione di rilancio. Ci auguriamo davvero che questa ipotesi venga scongiurata al più presto.”