“Per molti anni percorrendo le strade adiacenti il fiume Ronco come del resto il Lamone e il Montone,  balzava all’occhio una  situazione molto grave rappresentata da una vera e propria selva disordinata di arbusti e piante d’ogni genere compresa una fitta estensione di canne. Come noto, il particolare habitat ricco di umidità  favorisce la crescita arborea e della fitta flangia di alte e robuste canne le quali, grazie appunto a queste condizioni ambientali, di conseguenza necessitano di essere sottoposte ad una puntuale manutenzione in chiave preventiva. Ricordiamo tutti, inoltre,  come anche l’alveo dei fiumi non fosse messo certo meglio rispetto agli argini con la proliferazione selvaggia di ogni tipo di arbusto oltre al corposo materiale galleggiante che naturalmente  rallentava sensibilmente il deflusso dell’acqua. 

Ora la situazione è del tutto cambiata e i fiumi sono stati sottoposti ad una puntuale manutenzione, attività che alla luce dei fatti non si verificava da molti anni. Basti percorrere infatti la Ravegnana per rendersi conto dei lavori accurati eseguiti nel fiume Ronco che in realtà avrebbero dovuto rappresentare la normale prassi in tutti questi anni di totale disinteresse e sottovalutazione del problema da parte dei servizi della Regione e di altri enti. 

Ora non si vuole certo strumentalmente e liquidare il tragico argomento dell’alluvione semplificando e attribuendo le principali cause  a soli  motivi di scarsa o inesistente manutenzione del letto e degli argini dei fiumi, tuttavia una riflessione seria anche su questi aspetti non certo marginali  occorrerebbe farla, soprattutto perché gli eventi calamitosi, purtroppo, sono sempre più frequenti!”

Gianfranco Spadoni

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