“Cominciamo il 2023 occupandoci degli ultimi dati usciti lo scorso anno sui rischi nel lavoro. Come se lavorare fosse una malattia e non uno dei pilastri costituzionali; come una malattia si può superarla con successo, cioè tornare a casa a fine turno, oppure può richiedere il ricovero e magari lascia conseguenze dopo la guarigione. Oppure non si supera e si allunga l’elenco dei morti. Secondo i dati INAIL in Italia lo scorso anno, fino a tutto novembre, le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Istituto tra gennaio e novembre 2022 sono state 652.002, in aumento del 29,8% rispetto alle 502.458 dei primi 11 mesi del 2021 (+32,5% rispetto alle 492.150 del periodo gennaio-novembre 2020 e +10,4% rispetto alle 590.679 del periodo gennaio-novembre 2019). Ad aumentare nei primi 11 mesi del 2022 sono state anche le denunce di malattia professionale protocollate dall’INAIL: 55.732 in tutto per una crescita di 4.928 casi (+9,7 per cento) rispetto allo stesso periodo del 2021. Infine i morti di lavoro del 2022: quelli contabilizzati da INAIL al 30 novembre erano 1.006. Un’elaborazione di questi dati su base provinciale (Vega Engineering) pone Ravenna al 15° posto nazionale e al 2° regionale per incidenza di infortuni mortali. Un’altra elaborazione riferita ai dati INAIL 2021 (Cisl Romagna) segnala che l’indice di rischio calcolato sugli infortuni accertati in Romagna è superiore al dato nazionale (2,1 ogni 100 lavoratori rispetto a 1,4); a Ravenna la percentuale degli infortuni è in crescita (+4,8% rispetto al 2020).

L’Osservatorio indipendente nazionale di Bologna sulle morti di lavoro, d’altra parte, ci ricorda che INAIL non effettua nessun monitoraggio su scala generale, ma si limita a contabilizzare le sole denunce relative ai lavoratori assicurati. Nel conto ci sono almeno 4 milioni di dati relativi ai lavoratori non assicurati che mancano. Tanto per fare un esempio, quelli impiegati in nero, ovviamente, non risultano. Considerando quelli raccolti dall’Osservatorio, allora, i dati sugli eventi con esito mortale registrano un “bel” balzo in avanti. Aggiungendo anche i casi non contabilizzati da INAIL, aggiornati al 30 dicembre scorso, a morire nel solo 2022 sono stati 1.499 lavoratori, 757 di questi sui luoghi di lavoro, gli altri sulle strade e in itinere. Questo dato non verrà più aggiornato perché dal 31 dicembre 2022 l’Osservatorio, aperto da Carlo Soricelli il 1° gennaio 2008 per non dimenticare i sette operai della ThyssenKrupp di Torino morti poche settimane prima, è stato chiuso. In 15 anni sono state registrate più di 19.000 morti tra i lavoratori per infortuni, di cui circa 9.500 sui luoghi di lavoro e la differenza su strada o in itinere. Nell’ultimo giorno Carlo ha scritto: «La rabbia più grande è che analizzando la raccolta dati dell’Osservatorio si potevano salvare tante vite, sì, si potevano salvare se solo davano visibilità a queste vittime. Solo adesso si stanno finalmente accorgendo della pericolosità del trattore che uccide a ogni età e con una campagna mirata ai familiari di chi li guida si sarebbero potuti salvare; mettendo a disposizione dei fondi per rinnovare il parco trattori per la maggior parte obsoleto. Così come ho denunciato da subito che a uccidere la stragrande maggioranza degli edili sono le cadute dall’alto, ma c’è voluto un decennio perché si accorgessero che quello che scrivevo era vero. Anche qui si può fare tanto, se solo ci fosse la volontà di farlo. Dovrebbe cessare anche il malcostume di ministri del lavoro e delle politiche agricole che poi successivamente vanno a lavorare negli enti e istituti che dovevano controllare. Oggi è l’ultimo giorno di monitoraggio, se continuerò lo farò in silenzio senza più divulgare la vera realtà di queste tragedie, di un sistema complice per opportunismo, interessi occulti e poco chiari, menefreghismo, indifferenza verso la vita di chi lavora».

Ravenna in Comune ringrazia Carlo per la sua opera di tutti questi anni. Sappiamo bene cosa significa quando denuncia le difficoltà incontrate dal suo osservatorio. Gli osservatori indipendenti sono scomodi. Quello conquistato a fatica da Ravenna in Comune attraverso un voto senza contrari del Consiglio Comunale nel 2019 non ha ancora reso pubblico un solo dato utile a rendere efficaci gli indispensabili controlli. Senza controlli preventivi che accertino le mancanze in forma non sporadica ma continuata, a largo raggio e senza preavviso, il padrone si sentirà sempre in dovere di dare la precedenza al profitto rispetto alla tutela di chi glielo procura. Senza un rischio concreto di andare in galera per i padroni, quelli veri, che intascano i profitti, non i soli manager che fanno da filtro (e comunque non ci finiscono pure loro), non c’è possibilità che le misure di sicurezza abbiano la meglio sulla produttività, i risparmi, le violazioni delle norme, ecc. Senza che le istituzioni a tutti i livelli smettano di onorare e riverire i padroni che se ne fregano di rispettare le norme emanate a tutela della sicurezza e della legalità nello svolgimento del lavoro, quelle stesse norme continueranno ad essere violate. Né dal Governo nazionale, né dalla Giunta Regionale e nemmeno da quella Comunale giungono segnali che si intenda ribaltare il paradigma: mettere in testa il lavoratore, il suo lavoro e la sua sicurezza rispetto alla libera possibilità di sfruttarlo a qualunque costo.

La possibilità di cambiare, perciò, è affidata direttamente a chi lavora, perché non si faccia prendere in giro se un sindacato si limita alle commemorazioni del 13 marzo, perché quando ha la possibilità del voto non si faccia incantare da un partito che si accorge della sua esistenza solo il giorno prima e gli altri li dedica ai padroni, perché si impegni direttamente nella lotta perché sia effettiva quella tutela che rimane in genere solo sulla carta. Ravenna in Comune sarà dalla sua parte anche quest’anno.”