Questa mattina il sindaco Michele de Pascale ha partecipato al convegno organizzato dal Comune di Bologna in Salaborsa “Più piano, più sicuro –  Zone 30, sicurezza stradale e autonomia delle città” dedicato ai temi della sicurezza stradale, della qualità dello spazio pubblico e dell’autonomia delle comunità locali.
“Quasi tutte le città italiane hanno implementato politiche sul tema della sicurezza stradale, secondo il principio della conoscenza del proprio territorio – ha spiegato de Pascale intervenendo al tavolo sull’autonomia delle città. – Ad esempio nel territorio del comune di Ravenna abbiamo portato le zone trenta dall’8 al 15% negli ultimi 5 anni; abbiamo scelto di realizzare un grande intervento di pedonalizzazione di ampi tratti di litorale, laddove prima vi era una pesante commistione tra traffico veicolare e utenza debole; abbiamo ritenuto di lavorare sulla misurazione della velocità, poiché abbiamo un territorio enorme di 650 km quadrati, con strade comunali che assumono una natura extraurbana, che attraversano centri abitati e nelle quali i limiti dei 50 rimanevano solo sulla carta.
Grazie all’iniziativa di Bologna finalmente la sicurezza stradale, finora tema prettamente tecnico, è diventata oggetto di un grande dibattito pubblico nazionale, anche al netto di alcune reazioni insensate che oltre a minimizzare l’importanza della sicurezza stradale, evidenziano pure uno scarso rispetto della legalità. È invece un argomento di cui si deve discutere e i dati vanno portati all’attenzione delle persone, altrimenti si rischia che il tema se lo ponga solo chi ha una vittima della strada in famiglia dopo che il fatto è accaduto.
Parlando di autonomia, questione molto dibattuta in questo momento – ha continuato de Pascale – mi sento innanzitutto di dire che il fatto che il Ministro delle Infrastrutture, peraltro segretario nazionale della Lega, che almeno sulla carta dovrebbe essere una forza autonomista, decida da Roma i limiti di velocità strada per strada dei comuni italiani, rappresenta probabilmente la più grande negazione dell’autonomia nella storia repubblicana.
Voglio inoltre precisare che esiste un’autonomia egoista e un’autonomia solidale; quest’ultima è quella cultura per cui qualcuno innova e poi ha la correttezza e l’onestà intellettuale di misurare gli effetti di ciò che è stato fatto, consentendo eventualmente ad altri di copiare e di poter implementare. Quasi tutto ciò che c’è di buono in questo paese è stato sperimentato da un Comune e poi copiato dagli altri, molto poco è venuto con l’imposizione dall’alto”.