Un nuovo modello organizzativo della rete dell’emergenza e urgenza in Emilia-Romagna, che entrerà a pieno regime nel 2025, finalizzato a ridurre la pressione sui pronto soccorso, indirizzando i cittadini che presentano urgenze a bassa complessità (codici bianchi e verdi) – attraverso un primo contatto telefonico qualificato con gli operatori della sanità – verso i nuovi centri di assistenza e urgenza (cau) distribuiti sul territorio regionale, anche con la possibilità di essere raggiunti direttamente al proprio domicilio da equipe medico-infermieristiche. Continua in commissione Politiche per la salute e politiche sociali, presieduta da Ottavia Soncini, l’esame della proposta della giunta.

“Questa proposta di riorganizzazione – sottolinea l’assessore alla Sanità Raffaele Donini – è il frutto dell’ampio confronto con i professionisti, con i sindacati e con tutte le conferenze territoriale sociale e sanitaria, un percorso che ha cercato di raccogliere le tante sollecitazioni di chi vive quotidianamente in questo contesto e propone una modalità per rendere più efficace la presa in carico delle urgenze e delle emergenze, separandone in modo appropriato i percorsi. Ora l’obiettivo è di adottare un atto che darà una prospettiva al settore dell’emergenza e urgenza, avendo a cuore come sempre la salute dei nostri cittadini e il benessere lavorativo dei nostri professionisti”. “La riorganizzazione – continua l’assessore – permette di rendere più tempestivi gli interventi e di agevolare i cittadini fornendo le cure adeguate nei centri a loro più vicini, senza lunghe attese o addirittura a casa”. Al tempo stesso, prosegue, “consente di ridurre il più possibile gli accessi al pronto soccorso”. Vogliamo, conclude, “migliorare il sistema, con prese in carico rapide degli utenti e attraverso strutture idonee”.

Il dibattito in commissione vede polarizzarsi le posizioni politiche. Per la Lega il rischio è che la riforma fallisca già in partenza. Da Fratelli d’Italia si richiede chiarezza sui contenuti della riforma. Per i Cinquestelle è importante ripartire, con il servizio pubblico, dai territori. Dalla lista Bonaccini si parla di risposta ragionata e strutturale a un problema. Per il Pd con questa riforma si abbatte la pressione che c’è sui pronto soccorso.

“I contenuti del testo non sono ancora chiari. È importante sentire, prima di tutto, chi subirà sulla propria pelle la riforma. Per migliorare il sistema occorre, poi, da subito, aprire, come avevate programmato, ambulatori per le basse complessità. Temiamo che le aziende sanitarie siano lasciate sole, con rischio fallimento della riorganizzazione molto elevato”, rimarca Daniele Marchetti della Lega. Sulla stessa line Valentina Stragliati, anche lei leghista: “Sono preoccupata, non si capisce se i pronto soccorso di Fiorenzuola d’Arda e Castel San Giovanni, nel piacentino, diventeranno centri di assistenza e urgenza. Non si comprende dove andrà a parare questa riforma, temiamo il depotenziamento dei servizi in provincia”. Per Michele Facci, anche lui della Lega, “la preoccupazione su questa riforma è ampia, non si comprendono le effettive ricadute sui territori, a partire dalla montagna, e le condizioni di partenza non ci rassicurano”. “Con questa riorganizzazione temiamo un drastico taglio dei servizi, soprattutto nei territori periferici”, ripete Simone Pelloni, dello stesso partito.

Per Marta Evangelisti (Fratelli d’Italia) “non è il momento di fare esperimenti in sanità, non siamo convinti della riforma, sui centri di assistenza e urgenza non c’è chiarezza, non si comprende come avverranno le prese in carico”.

Per Silvia Piccinini (M5s) “le difficoltà del sistema di emergenza e urgenza devono essere affrontate. Parliamo di problemi non recenti per i quali servono risposte. L’importante è ripartire con il servizio pubblico dai territori”.

Per Stefania Bondavalli (lista Bonaccini) “con questa proposta di riorganizzazione si dà una risposta ragionata e strutturale a un problema. L’obiettivo di fondo è quello di non arretrare in alcun modo rispetto ai servizi erogati attraverso la rete dell’emergenza e urgenza. C’è stato un lungo percorso di confronto, a partire dai territori, e credo che questa sia la strada giusta”.

“Con questa riorganizzazione si abbatte la pressione sui pronto soccorso. Lavoriamo sull’esistente per un utilizzo più efficiente del personale, con particolare attenzione al problema della demografia professionale, partendo dal tema della territorialità. L’obiettivo è fare funzionare il sistema nel migliore dei modi”, rimarca, infine, Palma Costi (Partito democratico).