“Oggi e domani, 23 e 24 febbraio, sono giornate importanti per i movimenti che si sono organizzati in opposizione alle guerre e, in particolare, allo sterminio in atto in Palestina. Ravenna in Comune ha partecipato a tutte le manifestazioni, eventi, sit-in e simili in cui si è richiesto il cessate il fuoco e lo stop all’invio di armi. Lo avevamo fatto in relazione al conflitto ucraino e lo stesso abbiamo fatto per Gaza e la Cisgiordania. Abbiamo così partecipato alla decisione dello scorso 7 Febbraio, presa nella grande partecipata assemblea cittadina “Fermiamo il traffico di armi nel porto di Ravenna”, per il boicottaggio del traffico d’armi a livello di sistema porto.
Ravenna in Comune invita dunque alla partecipazione.
Nella giornata di venerdì si terranno due presidi:
- alle ore 10.30 Sottopasso Stazione / Moro di Venezia
- alle ore 16.00 Rotonda circonvallazione Piazza D’Armi.
Sabato si terrà la manifestazione nazionale a Milano, alle ore 14.30 con concentramento in Piazzale Loreto.
Sempre sabato, a Ravenna, un incontro pubblico, alle ore 15, alla sala convegni dell’Autorità Portuale, in via Antico Squero 31. E poi, alle 17.30, partirà un corteo dalla stazione, in viale Farini, che giungerà in Piazza del Popolo.
Non si tratta di iniziative promosse unitariamente ed anzi sono molto diverse tra loro. Il punto in comune è comunque l’opposizione al traffico d’armi con particolare riferimento, appunto, a quello in transito dal porto di Ravenna. Colpisce la scelta di aver affidato, al convegno di sabato, l’apertura al Presidente dell’Ente Porto. A parte l’inedito ruolo di ospite, infatti, nel passato, anche recente, da Daniele Rossi non si sono mai avute prese di posizione relative al ruolo del porto per il transito del traffico d’armi che, come gli organizzatori del convegno precisano, va considerata «situazione assolutamente inaccettabile. Il commercio e il transito attraverso il territorio nazionale di armi utilizzabili per violare i diritti umani, è esplicitamente vietato dalla legge 185 del 1990 e dal Trattato internazionale sul commercio delle armi convenzionali. Pertanto, i governi e le autorità dello Stato devono tornare a operare entro la cornice della legalità, che è la loro stessa ragione d’essere. Si deve rispettare l’articolo 11 della Costituzione, da cui discende la legge 185/90 e ridare vigore all’azione mediatrice delle Nazioni Unite, interrompendo tutti i legami affaristici con i regimi autoritari e con i signori di tutte le guerre».
Il porto di Ravenna, va ricordato, è stato meta ordinaria di navi militari per l’imbarco di armi dirette ad aree belliche, nonché luogo di carico di materiale bellico. Ricordano gli organizzatori del convegno che «nel maggio 2021, mentre Gaza era sotto le bombe israeliane dell’operazione “Guardiani delle mura”, nel porto di Ravenna venne annunciato un container di bombe da imbarcare sulla nave “Asiatic Island” diretta in Israele: la pronta reazione dei sindacati portuali con l’immediata proclamazione dello sciopero impedì di fatto la stessa presentazione della merce a Ravenna».
Daniele Rossi, anche nell’ultima conferenza stampa di fine 2023, non è parso interessato a commentare la situazione del genocidio in atto in Palestina sotto altro aspetto di quello dei possibili danni economici che potrebbero subire i grandi operatori portuali e gli stessi porti, incluso il nostro scalo: «La situazione che si è creata nella zona vicina al canale di Suez, con gli attacchi di droni da parte delle milizie yemenite degli Houthi, sta portando le principali società di trasporti marittimi, come Maersk, Cma Cgm e Msc, a deviare il tragitto delle navi circumnavigando l’Africa, per approdare nei porti del Nord Europa fino a quando l’allarme non rientrerà. Questo comporterà una grave crisi per i porti del Mediterraneo, in primis Trieste e Goia Tauro, ma anche per Ravenna». Niente, del resto, nel curriculum di Rossi farebbe pensare ad un suo impegno per la pace. Si nota anzi l’importante ruolo svolto in ENI, in SAIPEM (controllata da ENI) e in Rosetti (partecipata della stessa SAIPEM). Basta pensare al ruolo di ENI in combutta con Israele nel sottrarre risorse economiche ai palestinesi per capire che si tratta di un mondo agli antipodi con quello della solidarietà alla causa palestinese. Cosa abbia in comune chi appartiene a questo mondo con chi invece è stato premiato dai palestinesi proprio per il boicottaggio avvenuto nel 2021 non riusciamo a capirlo. Una ragione in più per ascoltare cosa dirà il Presidente dell’Autorità Portuale di un boicottaggio che, nel 2021, aveva visto l’ex vicesindaco Mingozzi allarmarsi perché «con l’armatore Zim abbiamo un rapporto storico al quale teniamo in modo particolare»…”