È di ieri la notizia del bilancio di un’attività ispettiva coordinata nei cantieri edili della provincia da parte di carabinieri e ispettorato del lavoro. Più del 50% dei controlli ha dato seguito a contestazione di violazione: su 37 imprese in 20 casi sono state accertate irregolarità che per 8 volte hanno condotto alla sospensione dell’attività di impresa. 21 violazioni della normativa hanno riguardato la sicurezza: omessa redazione del Piano Operativo di Sicurezza, omessa redazione del piano di montaggio uso e smontaggio del ponteggio, omessa protezione contro i contatti diretti ed indiretti dell’impianto elettrico, omessa sorveglianza sanitaria, mancanza di protezioni verso il vuoto. Irregolari anche le assunzioni di 11 lavoratori che, in 6 casi, risultavano totalmente in nero. I 4 cantieri interessati dai controlli nel nostro Comune hanno visto in tutti casi la sospensione delle attività per il riscontro di gravi violazioni alla sicurezza nel lavoro denunciate all’Autorità Giudiziaria.

All’inizio del mese, un’analoga ispezione in un cantiere edile pubblico ravennate aveva accertato gravi violazioni nell’impiego dei lavoratori per abbattere i costi del lavoro e quelli relativi alla sicurezza. A metà marzo, grazie ad una denuncia, l’ispettorato aveva svolto accertamenti in altro cantiere ravennate: infortunio sul lavoro occultato, occupazione di manodopera clandestina, gravi violazioni in materia di sicurezza sul lavoro.

Il 4 febbraio avevamo dovuto iniziare il conto delle morti dell’anno nell’edilizia a Ravenna dando notizia di quanto accaduto a Vasile, precipitato da una impalcatura in un cantiere in via Grado. Nel 2021 le morti nel settore assommavano da sole al 15% di tutte le morti di lavoro in Italia.

Ciò che impedisce di ritornare a casa dopo essere usciti per lavorare è la ricerca sfrenata del profitto sulla pelle delle lavoratrici e dei lavoratori. Il padrone accetta consapevolmente il rischio a spese del lavoratore, risparmiando sulla sicurezza, imponendo ritmi troppo veloci, riducendo i costi di manutenzione, ecc. ecc. La produttività del “libero” mercato lasciata “libera” uccide, ferisce, ammala.

Il 25 marzo scorso il Prefetto aveva promesso di rilanciare l’Osservatorio per la sicurezza e la legalità del lavoro. Ravenna in Comune ha preteso e ottenuto con l’approvazione del Consiglio Comunale la sua nascita dopo una dura lotta nel 2019. Il Sindaco, da parte sua, lo ha voluto in Prefettura e lì vuole lasciarlo. Arrivati a fine maggio non se ne sa più niente nonostante le notizie che si susseguono rendano evidente l’importanza di un simile strumento. Come riconosceva il Prefetto nella sua nota di marzo, infatti, solo un Osservatorio funzionante permette «di mettere a fattor comune i dati relativi agli infortuni, consentendo di indirizzare le azioni di vigilanza e controllo verso i settori che presentano le problematicità più accentuale».

Ha rilanciato la richiesta il nostro ex capogruppo in Consiglio, Massimo Manzoli: «Credo che la priorità per il mondo della politica, delle associazioni datoriali, delle aziende e dei sindacati sia garantire alle persone la possibilità dopo una giornata di lavoro di tornare a casa vive. Nel 2021 abbiamo avuto 5 infortuni mortali, e si moltiplicano gli allarmi da parte dei lavoratori. Un’azienda che non mette la legalità al primo posto non metterà mai la sicurezza al primo posto. E questo è un rischio per chi lavora. Non esiste una formula perfetta ma la politica deve dare impulso a un cambio di passo e la soluzione va trovata insieme a tutte le parti che compongono il mondo del lavoro a partire dai controlli. Come ha fatto il comune di Reggio Emilia con lo sportello legalità e giustizia che affronta il tema delle illegalità nel proprio territorio, mettendo risorse e investendo nella sicurezza dei propri cittadini. Noi immaginavamo un osservatorio gestito dal Comune con un dirigente preposto a fronte di un investimento che avrebbe ripagato in termini di sicurezza dei cittadini. Si fece la scelta di farlo nascere in seno alla prefettura, ma a oggi non ha dato i risultati sperati. In mano al nuovo prefetto ha ampi margini di miglioramento, per diventare un luogo di analisi e controllo sistematici e uno strumento operativo».

Invece la Giunta ha preferito girare attorno a quanto richiesto da un consigliere dello stesso PD Renald Haxhibeku che voleva sapere «dal sindaco e dalla giunta comunale se intenda attivarsi con l’osservatorio per la legalità e la sicurezza sul lavoro, assieme a tutti i soggetti interessati e alla Prefettura, a seguito dell’ulteriore incidente verificatosi presso lo stabilimento di Marcegaglia». Nella risposta l’Osservatorio non è stato nemmeno nominato. La lotta per la sicurezza è una battaglia di cui non deve dimenticarsi nessuno, dal sindacato alla politica. Per questo Ravenna in Comune ha condiviso l’appello di Slai Cobas e Potere al Popolo e chiede a chi è rimasto indietro di fare un passo in avanti: la sicurezza sul lavoro si conquista solo lottando.