“Avremmo potuto scommetterci.

Ravenna con tutta probabilità è destinata a diventare una specie di Texas,  o una specie di delta del Niger, luoghi dove in continuazione si aprono nuovi pozzi, sacrificando il territrorio e chi vi abita. La notizia che nemmeno il Presidente della Regione Toscana Giani (pur acceso sostenitore degli impianti di rigassificazione) vuole tenere a Piombino per più di tre anni la nave Golar Thundra, e vuole scaricarla nell’ Adriatico ventilando la nostra città come luogo di destinazione, non ci sorprende affatto. Da sempre diciamo che la “transitorietà” di questi colossi, o addirittura il considerarli parte della transizione ecologica,  è una colossale bufala figlia di un’ ipocrisia che deve assolutamente essere smascherata.

Sabato prossimo, 11 marzo,  saremo a Piombino per dire no a tutto questo, nella manifestazione indetta dalla Campagna nazionale “Per il Clima – Fuori dal Fossile” e dalla “Rete nazionale NoRigassificatori NoGnl”, alla quale stanno aderendo molte realtà del mondo associativo e civile, realtà sindacali e diverse forze politiche.  Vogliamo contrastare la scelta del Governo nazionale attuale (perfino peggiorando le direttive di quello precedente)  di fare dell’ Italia il punto cruciale del sistema estrattivo europeo, nonché uno dei principali snodi mondiali del commercio, del trasporto e della distribuzione dei combustibili fossili.

Piombino è in questo momento il principale  luogo simbolo dell’ attuale conflitto perché è imminente  nel porto toscano l’arrivo della nave rigassificatrice Golar Thundra. Ma il rigassificatore di Piombino è uno solo di diversi impianti previsti in  Italia. Di fronte al fatto che la resistenza della popolazione piombinese induce il Presidente toscano ad impegnarsi sul limite dei tre anni in cui la nave potrà stazionare in quel porto, Ravenna e il suo mare dovranno rassegnarsi ad ospitare fra non molto la BW Singapore,  e pochissimo tempo dopo l’ impianto che i piombinesi,  giustamente,  non vogliono. Sempre che non vinca la linea dell’ ineffabile ing. Tabarelli, che per Ravenna vorrebbe addirittura la realizzazione di tre o quattro rigassificatori.

Queste strutture sono solo la punta dell’ iceberg di un disegno molto più generale, che vuole riempire il territorio nazionale di nuove trivellazioni, migliaia di chilometri di  tubature per gasdotti, centrali di compressione, depositi di GNL, progetti di stoccaggio dell’ anidride carbonica.

Quella di Piombino, quindi, non  costituisce una pura e semplice vertenza per la difesa di interessi locali.

Sta crescendo un movimento che  coinvolge tutto il Paese, anche  in collegamento con esperienze sorelle in Europa e nel Mondo, che chiede  a gran voce di smettere il saccheggio della Terra, di abbandonare progressivamente le fonti fossili, principali responsabili delle emissioni climalteranti.

Una delle principali tappe successive di questa mobilitazione sarà proprio Ravenna, dove sabato 6 maggio chiameremo a manifestare con noi tutti i territori in cammino per la giustizia climatica, ambientale e sociale. Già da ora chiediamo alla cittadinanza ravennate di esserci e far sentire chiara e forte la propria voce di contrasto a questa china irreversibile.

Rispetto alla vicenda del secondo rigassificatore, la politica  e le istituzioni locali non se la possono cavare, come invece  pare stia cercando di fare nostro Sindaco, dicendo “noi non ne sappiamo niente”.  Innanzi tutto ci sembra assai improbabile che l’ uscita di Giani sia il puro e semplice  frutto di un sonno agitato e che con il resto del Paese non sia nemmeno stata fatta qualche telefonata o scritta qualche lettera. E poi crediamo che l’unica risposta sensata, che i poteri locali dovrebbero dare di fronte alla ventilata ipotesi, sia: “Non se ne parli nemmeno”. 

Crediamo anche sia ora che quegli esponenti politici che,  pur facendo parte delle maggioranze politiche in Comune e in Regione, in questi ultimi anni hanno espresso accenti critici sulla tendenza in atto di sfrenato potenziamento del sistema  oil&gas, decidano se vogliono continuare in eterno a sacrificare, sull’altare della stabilità del quadro politico, quella sostenibilità ambientale e  quell’ impegno per  la giustizia climatica, sulle quali hanno raccolto buona parte del proprio consenso elettorale.

Per quanto ci riguarda, la mobilitazione continua senza sosta.”

Coordinamento ravennate “Per il Clima – Fuori dal Fossile”